Perchè vabbè che siamo globbbal, vabbè che non ci sono confini, vabbè che il susci e la tempura e belin quanto brucia il uasabi, ma quando si tratta di cucina, meglio che a casa nostra non ci si trova: senza contare che la nostra tradizione regionale va da secoli a braccetto con padelle che sfrigolano e fritti che grondano grassi. E così, ecco le rielaborazioni in chiave siciliana, con gli arancini di Stefania 1, le panelle di Stefania 2 (i numeri si riferiscono rigorosamente all’ordine di apparizione delle ricette- e siete pregati di glissare sul fatto che Stefania non vinca nemmeno qui), e il kaki-age di mamma che cucina; il profumo tutto campano dei paccheri alla sorrentina di Tery e delle ispirazioni partenopee di sosi; la corposità dei fritti del nord, con gli amaretti della tradizione piemontese di Patty , la maestosità della gran frittura di Giorgio e Valeria,gli intrecci storico- gastronomici del lombardo – veneto nell’incontro fra il panettone e la composta di ciplle bianche di Daniela , l’inconfondibile presenza delle mele del trentino nello strudel kaki age di Anny , i profumi della Liguria racchiusi in uno scrigno di salvia e acciughe di Diana, fino al kaki age de noartri di maruzza e al kaki age tricolore di cinzia: un amore che non conosce confini, insomma, per un popolo che di sicuro ha tanto da imparare, in materia di rigore, ordine e compostezza- ma che sul fronte culinario non è secondo a nessuno
Chissà perchè, non ce lo saremmo aspettati: avevamo pensato più alle forme, alla plasticità, alla composizione del piatto e invece ci avete risposto con un bombardamento di colori, dal rosso al rosa, al total green, fino allo strepitoso arcobaleno della Mai che ha declinato in un menu completo la tavolozza di un pittore, rendendo ancor più vivida questa tornata.
siamo o non siamo nel Paese del Sol Levante? e allora, beccatevi questi tramonti, nel piatto e dalla spiaggia, belli da mozzare il fiato. Tanto per restare in tema di equilibrio, sia chiaro…
Un sol grido, ca va sans dire: ma erano davvero tante quelle, fra voi, che proprio avrebbero preferito non doversi cimentare con questa tecnica. Un po’ perché con questo caldo, un po’ perchè ho detto NO al colesterolo, un po’ perchè mannaggia, mai venuta una frittura degna di questo nome, le ragioni per lasciare il campo erano molteplici e tutte valide. C’era pure un trauma pregresso da Kaki age, che se uno l’avesse fatto apposta, a scegliere questo piatto, non ci sarebbe riuscito, a scovare un’esperienza simile. alla fine, come sempre, ha prevalso lo spirito della sfida, che vi ha visto armate di padella, di coraggio e di tutte le migliori intenzioni: ma siccome fortuna audaces iuvat, Claudia, la Roby, Oxana, Sabrina, Mariuzza ed Elena non solo hanno fritto senza danni, ma si son pure ricredute sulle loro incapacità. come dire, val più un emmetichallenge che un corso di autostima…
Sono la parte migliore del nostro gioco: in un mondo virtuale che non è immune dalle piccinerie della vita reale- sia che si tratti di foto rubate o di scatti a cibi comprati- trovare persone che confessano serenamente di non essere rimaste soddisfatte della loro prova è l’equivalente di un ago in un pagliaio- tutto tempestato di pietre preziosa, però. A maggior ragione se si considera che stiamo giocando e che nessuno può sindacare se un piatto è davvero riuscito o no: e quindi, imbattersi in concorrenti come Debora o Mapi o Natalia, che interpetano l’emmetichallenge nel modo che più ci piace- mettendosi in discussione, con la serenità di chi gioca in modo leale- è roba che ci scalda il cuore, per davvero.
Ok, lo abbiamo capito: siete orfani di un dolce. E ogni scusa è buona per virare su questo versante, trasformando un piatto di una tradizione gastronomica non avvezza a questo sapore in robe da banco di pasticceria. D’altronde, la stagione estiva non può che ispirare in questo senso, prodiga com’è di questi doni: e quindi, ecco una cascata di frutta fritta- una cornucopia, ci verrebbe da dire- proposta in tutti i modi: mele con crema alla vaniglia e zenzero, mango e mela verde, lamponi-banane e pesche noci, la macedonia in salsa di fragole, le ultime fragole della primavera, le mele e le albicocche e infine le ciliegie, ora rivestite di cioccolato, ora abbinate ad una bella mela rossa, a conferma di come la vostra fantasia non conosca confini.
altro momento “alto” di questo emmetichallenge, perchè il più vicino allo spirito del piatto. Come ci spiegava Acquaaviva, infatti, il kaki-age è la versione povera del tenpura, l’equivalente armonioso dei nostri svuota frigo- ma alzi la mano che, anche da noi, non è rimasto assorto, cercando ispirazione nella frescura del frigorifero, almeno una volta al mese. E ginestra, Fabiana e Oxana hanno fatto proprio così, traendo spunto nientemeno che dalle erbe del loro giardino. I loro sono i kaki age più profumati di questa sfida, che fondono l’ingegnosità acuita dal bisogno con un amore profondo per i prodotti della terra, unita ad una conoscenza e ad una manualità da paura. Ingredienti non scritti da nessuna parte, ma che hanno reso i loro kaki age assoutamente speciali.
quelli che… se non c’ho tutti gli ingredienti
Costretti a sottostare a regole ferre sul taglio e la pastella, è nelle salse che avete lasciato correre a briglia sciolta la vostra fantasia: armonie di sapori che si fondono fra di loro, oltre che con il piatto, così da poter fare storia a sè, da tanto perfetti sono il bilanciamento degli ingredienti e la cura delle preparazioni. Ricordiamo, su tutti, le salse di alessandro (quella piccante, al cocco, limone e zenzero, e quella al lime, coriandolo, zenzero e peperoncino), la salsa pnzu di viola, il chutney di prugne di simonetta, la genialità della gelatina di sakè di michela, la salsa di ananas e peperoncino dei caraibi di Ele e le care, vecchie maionesi fatte in casa, che hanno ritrovato una loro nuova dignità come contorno del kaki age. Quando si dice “ho visto cose che voi umani…”
(fine prima parte)
ale