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MTC n 11- I PREMI

by Alessandra
E’ tutto dedicato al mitico Renato Cesarini e alla sua zampata felice che andava sempre  a segno a tempo quasi scaduto l’emmetichallenge di questo mese: mai come stavolta, infatti, l’invio delle ricette si è concentrato proprio allo scadere del tempo, facendoci passare dallo sconcerto dei primi giorni all’affanno delle ultime ore, con foto che non si caricavano, link che si cancellavano, commenti che non ne volevano sapere di essere inviati. Alla fine, però, si è tornati ai livelli di sempre, con 65 partecipanti e non sappiamo quanti kaki age a destinazione, perchè abbiam perso il conto, di fronte all’estro e alla fantasia che hanno ispirato alla maggior parte di voi più ricette in un unico post. Di conseguenza, riprendiamo la formula della volta scorsa, per poter fare una menzione speciale per tutti, indipendentemente da chi sarà proclamato vincitore o riceverà qualcuno dei nostri premi: a costo di essere ripetitivi, vi dimostrate ogni volta così disponibili, così generosi, così entusiasti che davvero vorremmo potervi ricompensare in altro modo. Ma così va l’emmetichallenge e quindi vi toccano premi lunghi un giorno: si comincia con questa prima parte, cui farà seguito la seconda, verso mezzogiorno; e poi i 30 mm di dimensione artistica, con Giorgia che premierà le foto più belle e infine, alle 21,00, la proclamazione del vincitore, a reti unificate, sul blog di Acquaviva e sul nostro. Tanta robbbba, insomma…
quelli che …io amo Acquaviva
Tutti, a dire il vero: non c’è un post, fra quelli che sono arrivati, che non faccia riferimento al piccolo capolavoro con cui Acquaviva ha spiegato la ricetta della sfida. C’è chi lo ha letto di fretta– e poi c’è tornato su (Cristinap), c’è chi lo ha stampato, studiandoselo sul metro,  chi lo ha glossato e sottolineato , chi lo ha messo sul comodino, pronta per meditare anche di notte – e pazienza se si tratta di una frittura di avanzi-  e c’è pure chi si è spinto ai punti di trarre ispirazione da una frittura per mettere ordine fra i cassetti Ma tutti, proprio tutti, hanno avuto parole di sincero elogio e di gratitudine per l’opportunità che ci è stata concessa, questo piccolo affondo nell’immensità della cultura del Sol Levante che ci ha permesso di portare un po’ dell’armonia dell’arte culinaria giapponese nella frenesia che regna nelle nostre cucine…
quelli che… la terra trema
Inevitabile ma non per questo meno spontaneo, il ricordo della tragedia che ha recentemente colpito il popolo giapponese è stato l’altro leit motif che ha scandito quasi tutti i post. Qualcuno ha affidato ad una penna oltremodo felice il racconto di quei drammatici momenti, qualcun altro ha espresso la sua commozione in modi contenuti ma non per questo meno toccanti e qualcun altro ancora ha colto le analogie di un quotidiano che cela le sue insidie nella monotonia del tran tran di tutti i giorni. Altri, infine,  hanno affidato all’interpretazione del loro piatto il ricordo di analoghi disastri  che, in tempi più o meno recenti, hanno inflitto le stesse ferite a popoli diversi: lo ha fatto Stefania, dando voce al dramma secolare della gente di Sicilia, esposta come pochi alla furia distruttrice dei terremoti, e lo ha fatto Ele, ricordando l’immane tragedia che solo un anno fa  ha messo in ginocchio Haiti e il suo popolo. A tutti va il nostro grazie, per averci invitato a non dimenticare e per averlo fatto in modo sobrio, composto, alieno da ogni facile retorica, rispettando la dignità di chi soffre e restituendo alla compassione il valore più alto del suo significato.
quelli che…c’ho l’animo zen
lo avreste mai detto? Noi forse sì, specie di fronte a certe creazioni assolutamente armoniose che suggeriscono l’immediata associazione con mondi superiori, che non transitano per la tua via. Ora, comunque, ne abbiamo conferma: galeotto fu il kaki age, che ha dato la stura a più o meno consapevoli ricerche di ordine e di armonia. C’è chi ricerca la bellezza del piatto per compensare un certo caos interiore, chi recupera nella riscoperta del gesto il senso del silenzio o il significato dell’attesa o una nuova armonia familiare o, più semplicemente, li osserva nei cuochi giapponesi e ne resta ipnotizzato; c’è chi percepisce il mistero  della natura e chi ritrova in sè una calma e una tranquillità fino ad allora insperate. e se ancora  non ci credete, abbiamo pure dei testimoni, come la commessa cinese di un negozio del centro di Milano o il proprietario di un banano a cui manca una foglia: chiedetelo a loro, come erano zen i clienti che li interrogavano in perfetto nippo-crucco style o che segavano impavidi il loro giardino, perchè la presentazione è tutto…
quelli che… tengo famiglia
Anche se da sempre, all’mtc si parla un lessico familiare, mai come questa volta parenti ed affini l’hanno fatta da protagonisti. I mariti detengono la palma dei più martoriati citati: da quello che non vuol friggere mai con la pastella, perchè questa gli sporca l’olio, a quello che non vuol friggere più il kaki age, dopo aver rischiato un mezzo incendio per eccesso di zen meditativo della moglie al telefono; da quelli così romantici che si succhiano fino all’ultimo noodles, sforzandosi di far finta di essere a Bali con una moglie ancora normale e non nella cucina di casa, vittima degli esperimenti di una food blogger impazzita a quelli che preferirebbero abbandonare la consorte su una piazzola dell’autostrada, pur di metter fine alle meditazioni da kaki age; e poi ci sono quelli che se lo ritrovano nel piatto per la prima volta ma ne parlano come di un classico della cucina di casa, quelli che vengono puniti dalla frittura molliccia da the day after solo perchè non hanno voluto aspettare che la moglie finisse di friggere alle due di notte , quelli un po’ esigenti che richiedono modifiche perchè vabbè che è giapponese, ma intanto poi mangiarlo tocca a loro e quelli che se lo ritrovao nel buffet del compleanno, magari pure con le cozze, visto che ne vanno pazzi. Seguono i figli, da quelli che collaborano a quelli che “no-mamma-no“, le sorelle, le amiche e, buon ultimo pure i vicini di casa: dall’ormai mitico signore del banano alla famigerata vicina più famosa della blogsfera, che dà prova, ancora una volta, di essere visceralmente filosofa. d’altronde, già qualcun altro aveva detto che l’uomo è ciò che mangia. Lei, in fondo, si sta solo occupando di quello che vien dopo…
quelli che… come la mamma
e pure come la suocera: mai ci sdebiteremmo con  anna per aver accettato di partecipare alla sfida di questo mese (e per essere la persona che è: diteci voi dove trovate un “concorrente coatto”, come tutti quelli dell’mtc, che normalmente si sottopone a tour de force fisici e mentali mostruosi per riuscre a realizzare in Giappone piatti di tradizione italiana e la volta che capita una ricetta del Paese dove vive, dubita se partecipare o meno, perchè troppo avvantaggiata… robe da emmetichallenge, appunto…). Grazie a lei, ora abbiamo pure una ricetta di famiglia del Sol Levante, e pure di quelle doc, vista l’abilità della suocera nel prepararla. Anna trasforma questa tornata in una sfida con se stessa, cercando di riprodurre lo stesso kaki age della mamma di suo marito. Lei dice di non esserci riuscita, perchè certe vette sono ineguagliabili, ma a noi non importa:le dobbiamo l’unica great experience di un Giappone vero, oltretutto colto nell’intimità di una dimensione domestica che non si trova nè nei documentari nè sui libri e che, per un attimo, ci ha fatto sentire tanti piccoli Bourdain, alla ricerca dei sapori più genuini e più veri- e scusate se è poco
e siccome tutto il mondo è paese, anche da queste parte del mondo abbiamo mamme e nonne e zie che “come friggevano loro, nessuno mai più“: e quale migliore occasione che il kaki age per rispolverare i segreti di famiglia, reinterpretandoli in chiave giapponese? Lo fa per noi il gamberetto,  che trova nell’armonia del kaki age quelle dosi e quegli equilibri che le nostre nonne e mamme avevano naturalmente nelle dita e che, col rispetto della tradizione e del territorio, crea un ponte, al di là del mare, con la cucina di Anna e con quella di tante altre cucine del mondo. Anche qui, scusate se è poco…
quelli che… famolo italiano

Perchè vabbè che siamo globbbal, vabbè che non ci sono confini, vabbè che il susci e la tempura e belin quanto brucia il uasabi, ma quando si tratta di cucina, meglio che a casa nostra non ci si trova: senza contare che la nostra tradizione regionale va da secoli a braccetto con padelle che sfrigolano e fritti che grondano grassi. E così, ecco le rielaborazioni in chiave siciliana, con gli arancini di Stefania 1, le panelle di Stefania 2 (i numeri si riferiscono rigorosamente all’ordine di apparizione delle ricette- e siete pregati di glissare sul fatto che Stefania non vinca nemmeno qui), e il kaki-age di mamma che cucina; il profumo tutto  campano dei paccheri alla sorrentina di Tery e delle ispirazioni partenopee di sosi; la corposità dei fritti del nord, con gli amaretti della tradizione piemontese di Patty , la maestosità della gran frittura di Giorgio e Valeria,gli intrecci storico- gastronomici del lombardo – veneto nell’incontro fra il panettone e la composta di ciplle bianche di Daniela  , l’inconfondibile presenza delle mele del trentino nello strudel kaki age di Anny , i profumi della Liguria racchiusi in uno scrigno di salvia e acciughe di Diana, fino al kaki age de noartri di maruzza e al kaki age tricolore di cinzia: un amore che non conosce confini, insomma, per un popolo che di sicuro ha tanto da imparare, in materia di rigore, ordine e compostezza- ma che sul fronte culinario non è secondo a nessuno

quello che…famolo fuscion
Ovvero, sempre più difficile: come trasformare il kaki age in un punto di incontro, alla ricerca di equilibri che oltrepassano i semplici ingredienti ma richiedono un coinvolgimento a tutto campo- di ingredienti, tecniche, abbinamenti di ogni sorta. Lo hanno fatto Ele,, Gaia,   max e flaminia, spingendosi quasi all’estremo, con accostamenti arditi nella loro originalità, ma sempre rispettosi del territorio e della tradizione: le loro proposte sono l’ultima tappa di una riflessione che parla di ricerca, di meditazione, di una cura dell’insieme che ha il suo segreto nell’attenzione al dettaglio e la sua espressione più piena in esiti che, in certi casi, sfiorano la poesia. E pazienza se, alla fine, eran fuscion pure le loro meningi: ne valeva la pena…
quelli che… un arcobaleno di colori

Chissà perchè, non ce lo saremmo aspettati: avevamo pensato più alle forme, alla plasticità, alla composizione del piatto e invece ci avete risposto con un bombardamento di colori, dal rosso al rosa, al total green, fino allo strepitoso arcobaleno della Mai che ha declinato in un menu completo la tavolozza di un pittore, rendendo ancor più vivida questa tornata.

quelli che…un tramonto di colori

siamo o non siamo nel Paese del Sol Levante? e allora, beccatevi questi tramonti, nel piatto e dalla spiaggia, belli da mozzare il fiato. Tanto per restare in tema di equilibrio, sia chiaro…

quelli che… no, il fritto, no!

Un sol grido, ca va sans dire: ma erano davvero tante quelle, fra voi, che proprio avrebbero preferito non doversi cimentare con questa tecnica. Un po’ perché con questo caldo, un po’ perchè ho detto NO al colesterolo, un po’ perchè mannaggia, mai venuta una frittura degna di questo nome, le ragioni per lasciare il campo erano molteplici e tutte valide. C’era pure un trauma pregresso da Kaki age, che se uno l’avesse fatto apposta, a scegliere questo piatto, non ci sarebbe riuscito, a scovare un’esperienza simile. alla fine, come sempre, ha prevalso lo spirito della sfida, che vi ha visto armate di padella, di coraggio e di tutte le migliori intenzioni: ma siccome fortuna audaces iuvat, Claudia, la Roby, Oxana, Sabrina, Mariuzza ed Elena non solo hanno fritto senza danni, ma si son pure ricredute sulle loro incapacità. come dire, val più un emmetichallenge che un corso di autostima…

 
quelli che…Desperate Housewifes

Sono la parte migliore del nostro gioco: in un mondo virtuale che non è immune dalle piccinerie della vita reale- sia che si tratti di foto rubate o di scatti a cibi comprati- trovare persone che confessano serenamente di non essere rimaste soddisfatte della loro prova è l’equivalente di un ago in un pagliaio- tutto tempestato di pietre preziosa, però. A maggior ragione se si considera che stiamo giocando e che nessuno può sindacare se un piatto è davvero riuscito o no: e quindi, imbattersi in concorrenti come Debora o Mapi o Natalia, che interpetano l’emmetichallenge nel modo che più ci piace- mettendosi in discussione, con la serenità di chi gioca in modo leale- è roba che ci scalda il cuore, per davvero.

quelli che…frutta fritta

Ok, lo abbiamo capito: siete orfani di un dolce. E ogni scusa è buona per virare su questo versante, trasformando un piatto di una tradizione gastronomica non avvezza a questo sapore in robe da banco di pasticceria. D’altronde, la stagione estiva non può che ispirare in questo senso, prodiga com’è di questi doni: e quindi, ecco una cascata di frutta fritta- una cornucopia, ci verrebbe da dire- proposta in tutti i modi: mele con crema alla vaniglia e zenzero, mango e mela verde, lamponi-banane e pesche noci, la macedonia in salsa di fragole, le ultime fragole della primavera, le mele e le albicocche e infine  le ciliegie, ora  rivestite di cioccolato, ora abbinate ad una bella mela rossa, a conferma di come la vostra fantasia non conosca confini.

quelli che…con quello che c’è 

altro momento “alto” di questo emmetichallenge, perchè il più vicino allo spirito del piatto. Come ci spiegava Acquaaviva, infatti, il kaki-age è la versione povera del tenpura, l’equivalente armonioso dei nostri svuota frigo- ma alzi la mano che, anche da noi, non è rimasto assorto, cercando ispirazione nella frescura del frigorifero, almeno una volta al mese. E ginestra, Fabiana e Oxana hanno fatto proprio così, traendo spunto nientemeno che dalle erbe del loro giardino. I loro sono i kaki age più profumati di questa sfida, che fondono l’ingegnosità acuita dal bisogno con un amore profondo per i prodotti della terra, unita ad una conoscenza e ad una manualità da paura. Ingredienti non scritti da nessuna parte, ma che hanno reso i loro kaki age assoutamente speciali.

quelli che… se non c’ho tutti gli ingredienti

A parte l’Araba, che dopo questa volta potrebbe anche candidarsi come prova vivente della veridicità del principio che vuole la sfortuna dotata di una vista acutissima, stavolta la frustrazione della ricerca a vuoto è tocca a Cristina e a Vitto, animate entrambe da una parossistica ricerca di tutti gli ingredienti doc. Per quanto determinate e agguerrite, non ce l’hanno fatta: la prima si è scontrata con una commessa cinese che- toh-che strano- non capiva il giapponese e -toh-che-stranodue- non lo capiva nella perfetta pronuncia con influenze crucche della Cristina; la seconda, con l’irreperibilità del tè matcha, in quel di Genova. Il tutto mentre la mia bustina inutilizzata -e pure scaduta- volava in quel di Catania, trovando in terra sicula estimatori più degni della sottoscritta. E ora chi glielo dice, alla vitto, che bastava bussare alla porta di una dispensa a un isolato da casa sua, per trovarsi sommersa di polverine verdi che sanno di refrescume? io no…
quelli che… il glutine no
l’assenza di Gaia (che salutiamo) è stata compensata da proposte gluten free arrivate da chi celiaco non è ma si pone comunque in modo sensibile e rispettoso nei confronti del problema: oltre a Simonetta e a Stefania, è toccato a Marica e Oxana declinare il kaki age nelle forme senza glutine, con ricette elaborate, profumate, pensate: gustose e gluten free, cosa chiedere di più?
quelli che… tutto il resto è soia

Costretti a sottostare a regole ferre sul taglio e la pastella, è nelle salse che avete lasciato correre a briglia sciolta la vostra fantasia: armonie di sapori che si fondono fra di loro, oltre che con il piatto, così  da poter fare storia a sè, da tanto perfetti sono il bilanciamento degli ingredienti e la cura delle preparazioni. Ricordiamo, su tutti, le salse di alessandro (quella piccante, al cocco, limone e zenzero, e quella al lime, coriandolo, zenzero e peperoncino), la salsa pnzu di viola, il chutney di prugne di simonetta, la genialità della gelatina di sakè di michela, la salsa di ananas e peperoncino dei caraibi di Ele e le care, vecchie maionesi fatte in casa, che hanno ritrovato una loro nuova dignità come contorno del kaki age. Quando si dice “ho visto cose che voi umani…”

(fine prima parte)
ale

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