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di Lucia – Perla d’Arsella
Giannino Stoppani aveva ragione.
E chi è Giannino Stoppani, direte voi. Giannino Stoppani è il protagonista del libro Il giornalino di Gian Burrasca, scritto nei primi anni del ‘900 dal fiorentino Luigi Bertelli con lo pseudonimo di Vamba.
Giannino, per chi non avesse mai letto il libro, è un bambino che combina una marachella dietro l’altra (da lì il soprannome Gian Burrasca datogli dai familiari); al giorno d’oggi un soggetto così finirebbe di corsa dallo psicologo, nel romanzo invece i genitori dopo l’ennesimo guaio decidono di mandarlo in collegio, dove il nostro continua comunque a distinguersi.
Fra le varie prodezze Giannino e un suo compagno, novelli carbonari, trovano il modo di introdursi nel magazzino e versare del petrolio sulla provvista di riso, riso con il quale veniva preparata l’odiata minestra somministrata cinque giorni su sette ai collegiali. E infatti il giorno dopo, a desinare, viene servita ai ragazzi “una eccellente pappa col pomodoro alla quale le ventisei bocche dei convittori dei collegio Pierpaoli han rivolto con ventisei sorrisi il più caldo e unanime saluto”.
Da questo romanzo è stato tratto negli anni ’60 uno sceneggiato televisivo nel quale il ruolo di Giannino è interpretato da Rita Pavone, che appunto canta la famosa canzone Viva la pappa col pomodoro.
A parte il consigliarvi il romanzo, che ricordo ancora insieme a Tre uomini in barca come una delle poche letture umoristiche di un’infanzia passata a lacrimare tra piccole donne, capanne dello zio Tom, senza famiglie e piccoli lord, dicevo, a parte consigliarlo, questo libro dimostra che la pappa al pomodoro, nonostante sia un piatto di recupero del pane avanzato, era ben conosciuta anche da ragazzi di estrazione borghese quali erano i compagni di Giannino. Ciò che infatti per le classi meno abbienti era necessità, diventava virtù per coloro che avevano maggiori disponibilità e il pane in particolare, forse per quell’aura di sacralità propria di quest’alimento, non si buttava via mai.
In Toscana in generale il pane raffermo si utilizza nelle zuppe durante l’inverno, una su tutte la minestra di pane, quella che il giorno dopo diventa la ribollita, mentre d’estate diventa la base della panzanella e della pappa al pomodoro.
Come è logico per la patria del campanilismo, una ricetta originale non esiste e a Firenze ce n’è una diversa per famiglia. Inoltre la pappa al pomodoro è appunto per sua natura un piatto estivo di riciclo del pane e non mi andava di farla con i pomodori di serra e col basilico surgelato.
Per questo, dopo aver compulsato tutti i sacri testi di mia proprietà, ho deciso di seguire la ricetta fornitami dalla mamma di una mia amica, assurta agli onori delle cronache dopo essersi presentata a una cena di quartiere con la sua pappa.
Ho fatto qualche foto durante la preparazione (luce orribile, quella sotto la cappa), mentre le foto del prodotto finito sono state fatte la mattina dopo, con la sottoscritta ritta su una seggiola accanto alla finestra mentre l’amato bene si prestava gentilmente ad accomodare il set sistemato per terra (“girami quel coperchio”, “il cucchiaio spostamelo di 1,3 cm. a sinistra”, “levami quelle mani”). In confronto a quelle di voi foodblogger navigate fanno ridere, a mia discolpa posso dire che a Firenze c’era tempo bigio e poi la pappa non è che sia particolarmente fotogenica.
LA PAPPA AL POMODORO (winter edition)
per 6 porzioni
150 gr. di cipolla
100 gr. di carota
50 gr. di sedano
800 gr. di pomodori a pezzetti
500 gr. di pane raffermo (di due-tre giorni massimo)
un litro circa di brodo vegetale
olio extravergine di oliva
sale
Mettetevi con santa pazienza e fate a pezzettini la cipolla, la carota e il sedano (a brunoise, direbbero gli chef, il battuto da soffritto, si dice noi); no al robot che vi leva gli umori dalla cipolla, no al minipimer. Tagliere e mezzaluna o coltello e via, in quei dieci minuti che vi ci vorranno pensate pure a quello che vi pare ma state attenti ai vostri ditini.
Mettete il battuto in un tegame capiente insieme all’olio, senza lesinare su quest’ultimo. Fate appassire il soffritto a fuoco basso e a tegame coperto, poi aggiungete i pomodori e fate cuocere circa mezz’ora, sempre coperto e sempre a fuoco basso.
Aggiungete circa metà del brodo, togliete il tegame dal fuoco e aggiungete il pane, precedentemente fatto a fette alte circa un cm.; fate bagnare bene il pane e poi rimettere il tegame sul fuoco.
Girate col mestolo finché il pane sarà disfatto e si amalgamerà bene al pomodoro e cuocete a fuoco basso e tegame, indovina un po’?, coperto per un’altra mezz’ora, allungando col brodo fino alla consistenza desiderata.
A fine cottura salate.
Servite con pepe macinato al momento e un giro d’olio se lo gradite.
Note
I pomodori: ho usato dei buoni pomodori in barattolo; è chiaro che in stagione saranno preferibili i pomodori freschi, i fiorentini tanto per essere filologicamente corretti o in alternativa i san marzano; in questo caso dovrete prima spellarli.
Il pane: no a qualsiasi tipo di pane condito, niente panini all’olio, al burro e così via, solo pane casereccio. Se usate quello salato, io non voglio saperlo 🙂
Il tegame: se ce l’avete di coccio, usatelo, però occhio che la pappa si potrebbe attaccare, quindi siate solleciti col mestolo.
Il formaggio: guai a voi se ce lo mettete.
Se la pappa vi avanza potete riscaldarla il giorno dopo e sarà, se possibile, ancora più buona.
11 comments
Gian Burrasca non c'era dalle mie parti perché sono sicura l'aberri letto più che volentieri!
E più che volentieri ho letto questo post!
E anche la pappa al pomodoro sà da fà… ecco, magari aspetto questo estate che come dici tu è tempo di basilico e pomodori.
grazie!!!
Tu mi fai sempre sempre sorridere e sulle letture dell'infanzia mi ci ritrovo tantissimo, includendo anche Don Camillo, che ho letto e riletto e riletto fino a farlo diventare un povero residuato di guerra. Ma vedo che io e te ci intendiamo….un bel bacione mia cara.Pat
Don Camillo, anche lui certamente letto, riletto e straletto, però ero un po' più grande.
Ciao Patty!
La pappa al pomodoro toscana io la mangio raramente perché ci sta sempre troppa cipolla che io amo poco, però un po meno 'cipollosa' mi piace eccome! Brava per la sacrosanta minaccia: guai a voi se ci mettete il parmigiano!
La cipolla si gradua secondo i gusti, il parmigiano non esiste.
come resistere anche alla pappa col pomodoro…una meglio dell'altra
E chi vuol resistere? 🙂
io ti lovvo. e ti voglio in redazione, fa' un po' tu…
🙂 la sventurata rispose…
Perla,
bellissima ricetta!
e piacevole davvero leggerti anche in versione food (che è noto quanto sei brava anche in tal settore)!
:-*
Grazie Gaia!
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