Cenni storici di Ilaria Talimani – Soffici
innanzitutto ripercorrere la storia dei Pasteis de Belém.
Questi sono i dolcetti tipici di Lisbona, a base di
pasta sfoglia e di una crema all’uovo aromatizzata alla cannella che
prendono il nome da una delle zone più belle di Lisbona, alla foce del Tago, la
zona di Belém dove si trova anche la Torre omonima, simbolo della città, e il
Monastero dos Jeronimos.
La storia narra che in passato accanto al monastero ci fosse una raffineria di
canna da zucchero con annesso un piccolo negozietto. Con la rivoluzione
liberale del 1820, tutti i conventi e i monasteri in Portogallo vennero chiusi,
quindi le monache del monastero nel tentativo di far sopravvive il loro ordine
e il monastero stesso, iniziarono a vendere dei dolcetti ai viaggiatori di
passaggio nella zona che allora veniva raggiunta dai battelli a vapore (all’epoca
infatti Lisbona e Belém erano due città separate) creando un forte aumento dei
turisti che vi si recavano solo per assaggiare quei dolcetti così speciali. E ancora
oggi vengono venduti nello stesso negozio.
acquistata da Domingo Rafael Alves, un uomo d’affari che inizierò a produrre
pasteis nel suo negozietto (Confeitaria de Belém) nelle vicinanze del
monastero.
a produrre i pasteis esattamente come venivano fatti quasi 200 anni fa. La
ricetta è segreta e ben custodita, conosciuta solo da alcune persone della famiglia
Alves, dal pasticcere che da oltre cinquant’anni lavora nel laboratorio (“Oficina
do Segredo” un nome un programma), e due fidati aiutanti. I pasticceri hanno
dovuto firmare un contratto in termini di non divulgazione della ricetta. Infatti
tutte le fase di produzione della pasta e del ripieno vengono svolte a porte
chiuse, lontano da occhi indiscreti.
Belem” in modo che i clienti sapessero quando stavano mangiando un pasteis
autentico. Tutti i dolcetti prodotti al di fuori della Pasteis de Belém,
vennero e sono tutt’oggi chiamati Pasteis
de Nata (Pasticcini alla crema)
rispettino, molti hanno tentato di scoprire e di imitare la ricetta dei pasteis.
Si dice che anni fa ci abbia provato anche un fantomatico “Laboratorio
Gastronomico” dell’Università di Milano. Si racconta (ma potrebbe
trattarsi di una leggenda metropolitana, dal momento che non è stata rinvenuta nessuna
documentazione a conferma) che i ricercatori siano riusciti a riprodurre i pasteis
in modo che risultassero del tutto indistinguibili dagli originali. Ma a quanto
pare la relazione sull’esperimento non è mai stata pubblicata e anzi è stata
prontamente ritirata dalla circolazione, pare su pressione di “misteriosi”
inviati della “Oficina do Segredo” di Lisbona. Giusto per rimanere in
tema di ricette, ci sono davvero tutti gli ingredienti per una spy-story in
piena regola. E potevo io esimermi da raccontarvela?!?
gradite al pubblico è stato persino oggetto di studio. Pedro Clarinha, gestore
del negozio dal 1984, ne ha viste passare tante di richieste: dagli studenti
delle scuole elementari ai dottorandi di Antropologia, incuriositi dal
“fenomeno” pastèis di Belèm. E lo stesso Pedro è un appassionato
della storia dei “suoi” pasticcini sì da conservare accuratamente
tutte le stampe, i ritagli, le fotografie, le curiosità e gli autografi dei
personaggi famosi passati da lì.
dolcezza del Portogallo nel mondo.
- Sono presenti in tutte le colonie portoghesi: Brasile, Angola, Mozambico, Capo Verde, São Tomé e Príncipe, la Guinea-Bissau,
Timor Est,
Goa e Macao. Nonché nei paesi
con una presenza significativa di portoghesi come il Canada,
l’Australia,
il Lussemburgo,
gli Stati Uniti
e la Francia.
E intanto ci siamo fatti una ripassatina di geografia. - Nel 2006 sono stati scelti per rappresentare il Portogallo nell’iniziativa
European Union Coffee Europe. - Sono stati classificati dal quotidiano The Guardian al 15° posto tra i più
deliziosi dessert al mondo. - Sono molto popolari in Cina. Dove
vennero introdotti attraverso Macao durante
la presenza delle colonie portoghesi. In cinese, il dolcetto si chiama “dan ta”, che significa “torta d’uovo”. - Dalla fine degli anni ’90,
alcune aziende di fast food li hanno inclusi nei loro menu, favorendo la diffusione
di questo dolce in diversi paesi asiatici come la Cambogia, Singapore, Malesia,
Hong Kong e Taiwan. - In Francia, la società di fast food KFC offre i pasteis de nata nel menù
dei dessert. - E recentemente si trovano in
alcune pasticcerie/cafè di Parigi, tra cui Nata Lisboa nel 9° arrondissment.
e cannella? Il lavoro artigianale, innanzi tutto.
Pasticceria di Belèm la pasta è modellata a mano.
della pasticceria è molto più che un rito turistico, è un piccolo ingresso
nella leggenda gastronomica di Lisbona. Vista l’affluenza di pubblico, il
locale è stato ampliato ed oggi è un vero labirinto di angoli con tavolini a
non finire.
non sarà quella supersegreta, ma saprà deliziarvi il palato e rendervi
partecipi di una pezzo di storia.
(dal web)
Ricetta e foto di Annarita Rossi – Il bosco di Alici
già pronti invece MTC è anche questo, metterti di fronte alla difficoltà e
“costringerti” a provare ricette mai fatte, tenute da parte nella “to do list” che
alla fine non si fanno mai. Mannaggia a me e quando mi faccio prendere
mai. Non è poi così difficile, e se assaggerete la vostra sfoglia croccante, le
altre vi sembreranno solo brutte copie.
Massari già testata sia da Ilaria e Caris e per i pasteis a quella di Patty.
tram, la vivacità degli abitanti, la malinconia che aleggia. Sono andata alla
scoperta di tutti i luoghi più famosi, quelli particolari e quelli meno
turistici ma non ho mangiato i pasteis nella famosa pasticceria di Belém.
Ebbene sì. Ho scoperto solo dopo questa grave mancanza, ancora ora mi viene rinfacciato
da mia sorella. O forse più semplicemente li ho mangiati al Cafè Brasileira in
compagnia di Pessoa.
meno, sono da provare.
12 pasteis
- 400 g di sfoglia all’italiana
- 4 tuorli grandi
- 250 ml di panna
- 250 ml di latte
- 150 g di zucchero semolato
- la scorza di un limone non trattato grattugiato
- 40 g di maizena
- 1 pizzico di sale
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
Zucchero a velo e cannella in polvere per rifinire (facoltativo)
Per la sfoglia
classica all’italiana di Iginio Massari :
Panetto
- Burro g 350
- Farina 00 g 150
- Farina 00 W300 g 350
- Burro g 150
- Sale g 20
- Malto (facoltativo) g 10
- Acqua fredda ml 50
- Vino bianco secco ml 60
Procedimento
Per il panetto, amalgamare il burro ancora freddo di frigorifero con la farina,
lavorandolo o manualmente sulla spianatoia o in planetaria con la foglia. Non
lavorarlo troppo a lungo (Massari amalgama per 7 minuti il pastello io 3-4 minuti
tanto con la stratificazione poi si amalgama bene il tutto) il composto, al
termine dell’assorbimento della farina, dovrà risultare una massa burrosa,
omogenea e ancora plastica. Modellare il panetto in forma rettangolare,
coprirlo con il cellophane e riporlo in frigo per circa un’ora.
planetaria, incorporare i medesimi ingredienti lavorandoli a velocità media.
Lasciare riposare sul tavolo il pastello avvolto nel cellophane per circa 30
minuti.
Stendere la pasta allo spessore di circa 1 cm.
Togliere dal frigo il panetto e stenderlo (fra due fogli di carta forno) allo
spessore di circa 1 cm, facendo in modo che raggiunga un’altezza pari ai 2/3 di
quella del pastello.
Posizionare il panetto nella parte inferiore del pastello e ripiegare il terzo
superiore verso il centro.
Ripiegare la parte inferiore su quella appena piegata ottenendo così una
piegatura a tre. Ruotare di 90°, facendo in modo di avere la chiusura verso
l’esterno a destra.
Avvolgere nel cellophane, mettere in frigo e far riposare un’ora.
Passata un’ora stendere l’impasto allo spessore di circa 1 cm e effettuare una
giro di pieghe a 4 (portare il lembo superiore e quello inferiore verso il
centro dell’impasto e ripiegare nuovamente, come se fosse un libro.
tutto col cellophane e rimettere in frigo.
tre. In tutto dovremmo aver fatto 5 giri.
utilizzarla. Si può lasciare in frigo per circa 5 giorni (o congelarla)
la panna in una casseruola a fondo alto e portarla ad ebollizione con la scorza
di limone ed un pizzico di sale. Togliere subito dal fuoco e lasciare in
infusione per almeno 30 minuti.
minuto in modo che il composto sia bene amalgamato.
a fiamma dolce fino a ottenere una crema morbida. Non farla addensare troppo.
rettangolo quindi arrotolatelo sul lato corto.
sfoglia in senso orizzontale. Con il pollice schiacciare al centro degli stampi
e stendere la pasta facendola aderire ai lati.
in forno preriscaldato a 230° per cc.a 20 minuti.
spolverati di zucchero e cannella.
Fonti:
La Repubblica.it
Il Sole 24.it
Honest Cooking
Porto di Encontro
Parole di lettere.com
Non solo zucchero vol. 2
7 comments
Mi piace scoprire la storia delle ricette, e ho trovato molto interessanti le altre curiosità. Bell'articolo! E grazie per i consigli sulla sfoglia all'italiana, non l'ho mai provata ma Massari è una garanzia. Anche questi finiscono nella to do list (in realtà credo che ci siano già da qualche anno ma sono sempre troppo pigra per farli).
Li ho pubblicati in un post di un po' di tempo fa, dolcetti veramente deliziosi , gustati nella pasticceria di Belem bella con i suoi abulie
splendidi!!! e mi segno la ricetta delal sfoglia, che oramai mi sento pronta a tutto 😀
meravigliosi!! bellissimo post e ricetta che proverò a breve! grazie Annarita!!
mi è caduta la mascella a vedere queste foto! l'intro storico e la ricetta, sono unici e preziosi e la voglia di provare a rifarli é fortissima! brava Ilaria e brava Annarita! ah si, voglio andare anche a Lisbona, ma per questo devo convincere il marito 😉
Aurelia
Fatti e molto molto amati. Purtroppo con dell'ottima sfoglia pronta, ma garantisco che fare la sfoglia all'italiana in casa non è un'impresa impossibile, ed una volta fatta, è difficile tornare indietro.
E comunque sono fra i dolcetti più buoni mai mangiati. Splendido articolo.
Ho mangiato quelli originali di Belém (3, uno dietro l'altro), confermo e l'accendiamo che sono spettacolari ed è da quando son tornata da Lisbona che mi riprometto di provarli.
Ora non ho più scuse 🙂
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