Uno degli abbinamenti classici dell’Antropologia è quello fra “fascinans” e “tremendum”: un’accoppiata vincente che ha avuto centinaia di sviluppi e che fotografa alla perfezione le ragioni del successo globale di una festa come quella di Halloween, al di là dei giudizi facili e affrettati.
Nessuno mette in dubbio che si tratti anche dell’ennesima vittoria del consumismo: ma, diciamocelo chiaro, quale delle nostre feste ne è esente? E per quanto riguarda l’adozione di una tradizione diversa dalla nostra, siamo sicuri che la strada giusta per affrontare un futuro vivaddio senza barriere sia quella di chiudersi a riccio verso le sollecitazioni del nuovo?
A scanso di equivoci, io detesto Halloween. E’ una festa che non mi piace, a cui fatico a dare un senso, a dispetto delle casse imballate in soffitta piene di finte ragnatele, memorie delle feste a cui mi ha costretto mia figlia, ai tempi della scuola.
Tuttavia, ridurre questa festa ad un addobbo o ad una moda non sarebbe corretto, proprio in nome del suo retroterra indefinito e oscuro, in cui “affascinante” e “pauroso” procedono di pari passo. Ciascuno reagisce come può, ovviamente. C’è chi affronta, c’è chi scappa e c’è la via di mezzo di chi cerca di esorcizzare la paura con il filtro della rappresentazione, sia esso una maschera, una festa, una storia. I racconti horror degli adulti, così come i mostri per i bambini, sono solo i volti delle nostre paure che, paradossalmente, iniziano ad essere più rassicuranti nel momento in cui prendono forma, diventando qualcosa di definito da sconfiggere. E’ questo il motivo per cui, pur provocando sudori freddi, non c’è romanzo di Stephen King che non scali le classifiche e il The Rocky Horror Picture Show resti uno degli spettacoli di culto più amati, da decenni: perché ci permettono un’esperienza terrificante finché dura, ma che sappiamo in anticipo essere finzione. Nella notte del 31 Ottobre, cioè, possiamo permetterci di lasciarci andare alla paura, di entrare in contatto con i nostri “fantasmi” e provare, se non a sconfiggerli, quanto meno ad esserne via via meno terrorizzati.
Da qui, dunque, la scelta di affrontare un tema caldo come Halloween da un punto di vista un po’ diverso dal solito, più approfondito e più critico, senza peraltro perdere di vista quello che succederà in molte case e su molte tavole, pronte ad ospitare feste e menu a tema: dietro la straordinaria copertina di Claudia e di Mai vi aspettano 32 pagine ricchissime di idee, di suggerimenti, di proposte e di spunti, per un numero che sia davvero “da paura”!
Alessandra