Il diario di Lady Juliet è la rubrica di Galateo di Mag about Food. In ogni racconto, sono celati alcuni errori sul fronte delle buone maniere. sta’ a voi trovarli e indicarli nei commenti, in attesa delle soluzioni, nel prossimo numero!
Dal Diario di Lady Juliet
Caro Diario,
dopo l’abuffata delle feste, la mamma ha deciso per la disintossicazione, da cibo e da impegni mondani e io non posso che essere d’accordo. Solo chi non conosce i piani alti sa quanto possa essere impegnativo e stressante dover scendere tutte le scale per uscire- e risalirle in fretta, una volta rientrati. Peccato che non tutti siano di questo parere e gli inviti abbiano già iniziato a fioccare come la neve, qualcuno addirittura per il giorno stesso. Il nostro repertorio di scuse si è esaurito in una settimana, insomma (prendere nota: rinnovarlo al più presto, soprattutto alle voci “si è azzoppato il cavallo” e “c’è un’epidemia di rosolia fra la servitù”) e alla fine abbiamo optato per il male minore, un caffè dalla Marchesa del Righi, che due passi sulle alture si fanno sempre volentieri.
I passi erano 2426 ed è finita che siamo arrivate a caffè iniziato, stanche e trafelate. La mamma aveva avvisato del ritardo, ma quando ci siamo sedute era già tutto allestito, in un clima quasi euforico perché si inaugurava il regalo della Contessa di Castelletto, un set di tazzine dipinto con le sue mani. “Cosa non si fa per non spendere” ha commentato la Principessa di Albaro, che invece aveva portato otto pasticcini della Svizzera, con tutta che eravamo in sei (prendere nota: i dettagli son sempre quelli che tradiscono le ricchezze recenti. Mai perderli di vista).
Comunque, la Contessa di Castelletto aveva avuto un pensiero gentile,quello di personalizzare le tazzine con le iniziali delle invitate. Visto che noi due eravamo in ritardo, erano stati serviti solo i caffè alla Principessa, Elena, alla Contessa, Eleonora, alla Viscontessa di Pontedecimo, Pina e alla sua badante, Natascia da Riga. Le tazze erano disposte in fila sul vassoio e mi è bastato vedere l’espressione della mamma per capire che qualcosa non andava. Sarebbe filato tutto liscio se la Viscontessa non avesse commentato che PENE non era tanto di buon auspicio, per servire un caffè a inizio anno.
“Si vede che non te ne intendi”, ha commentato la Principessa di Albaro, agguantando la sua tazzina.
“Su, su, ambasciator non porta PENE” ha aggiunto la mamma, per stemperare la tensione.
“Non tutti qui dentro sono d’accordo”, ha chiosato la padrona di casa, guardando innocentemente la Principessa di Albaro (prendere nota: dare una ripassata veloce agli amanti della Principessa, prima di uscire. Ed evitare di nominarla, in presenza della moglie di Sua Eccellenza l’Ambasciatore della Val Bisagno)
Per fortuna che sono arrivate le nostre tazzine, la mia con la I, perché la J non la impareranno mai, quella della mamma con la A e si è formata una nuova parola, PENIA.
“E’ povertà in greco”, ha detto la mamma.
Al che ci siamo avventate tutte sulle paste e devo dire che ogni tanto avere qualcosa di più in tavola anche se non fa fino aiuta.
La soluzione del numero precedente
Gli errori erano tanti e la maggior parte li avete individuati, nei vostri commenti. Ricapitolo solo i principali, visto che avremo modo di ritornare su alcuni anche nelle prossime puntate
- L’orario per il Tè delle Cinque, in Italia, va dalle 16.45 fino ad un’ora ragionevolmente compresa fra le 18 e le 18.30. L’errore in questo caso non è stato mio e della mamma, perchè ci siamo presentate puntuali, all’ora indicata, ma della padrona di casa, rea di una interpretazione troppo letterale
- l’Afternoon tea inglese si serve con il dolce e il salato, il tè all’italiana vira più sul dolce, ferme restando alcune regole di base fra cui quella di non servire mai creme o dolci untuosi. Resta il fatto che solo a Genova esistono le scatole dei dolci presentate chiuse (e la prossima evoluzione sarà un bel cartello con su scritto “Chi tocca, muore!).
- Stesso discorso per i dolci portati dagli invitati, con una precisazione doverosa: a meno che non sia stato concordato con la padrona di casa, un dolce che spunta all’improvviso in un invito programmato è un gesto di maleducazione e di presunzione. Chi invita sa perfettamente che cosa servire e quando e, soprattutto, può chiedere la vostra collaborazione. Se siete in confidenza, potete offrirvi spontaneamente, senza però insistere se alla vostra offerta di aiuto viene risposto un “no grazie”.
- I ritardi, udite udite, non sono MAI ammessi. Gironzolate piuttosto intorno al perimetro della casa, se siete in anticipo, ma partite dal presupposto che un invito in casa privata è un gesto che implica amicizia, confidenza, cordialità, piacere di stare assieme (oltre ad un gran daffare, prima, durante e dopo, da parte dei padroni di casa). Rispondere con un ritardo è segno di grandissima maleducazione e bene avrebbe fatto la nostra ospite ad iniziare all’ora prestabilita, anche di fronte ad una causa di forza maggiore (su cui si può non essere responsabili).
- Nello stesso tempo, evitate come la peste di presentarvi in anticipo, perchè gli ultimi minuti sono di solito cruciali, di sicuro forsennati. Lasciate alla padrona di casa il tempo di definire gli ultimi dettagli e, magari, di togliersi il grembiule e truccarsi un po’, prima di aprire la porta.
- Il tè si serve a tavola, se è previsto l’equivalente di un “rich tea” inglese, come in questo caso. Il servizio al tavolino è previsto solo se si offrono dei biscotti o qualcosa che possa essere delicatamente afferrato con le dita e portato alla bocca, in due bocconi al massimo, senza lasciare tracce di unto. Se ci sono torte o tramezzini o dolci di pasticceria, è a tavola che bisogna stare.
- Un tempo, la regola rigorosa era servire il tè fosse compito della padrona di casa. Oggi è ammesso il servirsi da soli, specialmente se si tratta di rabbocchi o secondi giri. Meglio evitare che lo facciano i camerieri: a loro spetta portare il vassoio del tè fumante e via via le varie portate, se non sono già allestite nel buffet o se vanno sostituite (le focaccine e i crumpets, per esempio, vanno serviti caldi). Per il resto, questo è un invito che mette al centro la padrona di casa, anche nel servizio.
- I regali si aprono davanti a tutti, sempre e comunque. La nuova regola che vuole che si possano scartare in un secondo momento, quando se ne ricevono in grande quantità (tipo al compleanno) è una gran cafonata di questi tempi moderni. Sta a chi li riceve ringraziare nel modo adeguato chi glieli ha fatti, indipendentemente dal gradimento reale. In quel momento, si è grati per il gesto, non per l’oggetto.
- Se ricevete in dono qualcosa di commestibile, dovete almeno fare l’atto di aprirlo, anche se non è dichiaratamente in tema con quanto preparato per il vostro invito. Sta al donatore impedire che ciò avvenga, con una banalissima formula di cortesia: è il caso di bottiglie particolarmente importanti (vini o liquori) o di prodotti gastronomici di pregio…
- Andarsene è importante tanto quanto arrivare. Si salutano tutti gli invitati, uno per uno, magari aggiungendo che è stato un piacere rivedersi (se lo è stato) o promettendo di incontrarsi di nuovo (se se ne ha l’intenzione). Questo è il momento per complimentarsi per i successi dei vari figli e nipoti, se se ne è parlato nel corso dell’invito, di augurare buona fortuna o pronta guarigione e via dicendo, in modo conciso, naturalmente, ma a tu per tu, rendendo più personale una semplice formula di saluto. La padrona di casa si saluta per ultima, ricordandosi sempre di ringraziarla per l’ospitalità. Il giorno dopo la si ringrazierà ancora, per telefono, di nuovo in modo conciso. Attenti a non scendere troppo nei dettagli, se siete tipi da menzioni speciali: si lodano le torte fatte in casa, non quelle comprate e per nessuna ragione si fanno commenti postumi , neppure positivi, su argenterie, servizi e abiti. Questi possono essere apprezzati durante l’invito, sempre se fatti con garbo. Ma nei ringraziamenti del giorno dopo, è meglio evitarli.
2 comments
Ovviamente preciso che in materia di galateo sono ignorantissima, comunque queste sono le mie osservazioni:
– L’invito non va recapitato per il giorno stesso, ma deve esserci un congruo anticipo (non so di quanto, ma l’anticipo ci deve essere)
– Non so se sia corretto che la badante partecipi al tè delle signore: secondo me dovrebbe andare nelle stanze della servitù, insieme ai cocchieri delle altre signore
– Arrivare in ritardo, stanche e trafelate? Direi di no. 🙂
– Le battute sul sesso sono out
– Ancora una volta si è parlato di povertà e non va bene
– Le tazzine con le iniziali delle invitate, usate immediatamente, secondo me non vanno bene, fosse solo perché prima dovrebbero essere lavate. E poi è stata prevista l’iniziale di quella della badante, e non la j di Juliet?
– I pasticcini contati non sono il massimo della finezza. Speriamo che fosse pasticceria secca. 🙂
– Non ci si avventa sulle cose da mangiare e non si agguanta la tazzina.
Deliziosa rubrica, grazie! 🙂
Wow son la prima?
allora
1. Mai commenti ad alta voce su questioni di denaro (o di tirchieria)
2. Un ritardo “per cause di forza maggiore” ci può stare, se si avvisa (rinnovare il “parco scuse”)
3. Urka si parla di sesso a tavola, con battutine a doppio e triplo senso? No, a tavola né sesso né religione né politica (almeno credo)
4. Avventarsi sul cibo non si fa, è buona educazione sbocconcellare come se si facesse un favore alla padrona di casa; non so se sia capitata anche a voi, in passato, qualche zia che consigliava di mangiare qualcosa prima di uscire (1 uovo sodo o uno spicchio di mela) in modo da non arrivare affamati a un pranzo o una cena perché mostrare fame non era elegante
5. Sempre sul cibo: paste o biscotti “contati” non credo vadano bene, ognuno se vuole deve potersi servire una seconda volta (dietro invito della padrona di casa, però), oltre (terza e quarta volta) decisamente no, sarebbe da cafoni
sicuramente mi perdo qualcosa
comunque questa rubrica è davvero simpatica
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