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La pasta, si sa e in questi giorni qui all’MTC l’abbiamo visto, è un caposaldo della cultura gastronomica italiana. Forse non ne possiamo vantare l’esclusiva dell’invenzione, ma è indubbio che rappresenti perfettamente la nostra cultura, tant’è che è diventata un vero e proprio simbolo per parlar di noi, una sorta di stereotipo per definire l’Italiano. Questo fatto è talmente accettato da tutti, che sarebbe impensabile affermare il contrario. Eppure, difficile da credere, nella storia italiana, abbiamo anche un caso di ferma opposizione a questo alimento: mi riferisco al Futurismo, avanguardia culturale ed artistica nata nel 1909 per opera di Filippo Tommaso Marinetti. Com’è noto, il movimento futurista tentò di riformare tutti i campi dell’arte, abolendo gli schemi e le classificazioni del passato. Tra i vari proclami pubblicati dal movimento futurista, dedicati a tutti i settori artistici, Marinetti scrisse e pubblicò nel 1931 anche il Manifesto della cucina futurista, facendosi portavoce del vero precursore di questo movimento all’interno della gastronomia, lo chef francese J. Maincave.
Seguace del Futurismo fin dagli albori e stufo della gastronomia tradizionale, Maincave propose abbinamenti estrosi e rivoluzionari, fino ad allora inconcepibili, come carne e crostacei, pesce e fragole, banane e formaggio, ecc. Questo manifesto è sicuramente meno noto ma è molto interessante, in primis per il punto di vista futurista, per quell’immagine di movimento e di modernizzazione: certi concetti di svecchiamento delle abitudini gastronomiche tradizionali sembrano assurdi, a una prima occhiata, ma in realtà fanno da preambolo a una filosofia del cibo moderna, a quel modo di pensare cui si appoggia negli anni successivi la Nouvelle Cuisine. Personalmente vedo anche un parallelo con la cucina molecolare che si è sviluppata negli ultimi anni: leggete il manifesto e ditemi se non vi fa pensare alla cucina di alcuni chef dei nostri tempi. “La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi. Questi bocconi avranno nella cucina futurista la funzione analogica immensificante che le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone potrà riassumere una intera zona di vita, lo svolgersi di una passione amorosa o un intero viaggio nell’Estremo Oriente.”
L’altro aspetto per cui, secondo me, questo scritto è degno di nota è l’attenzione riservata alla gastronomia, al punto da dedicarle un manifesto, com’era stato fatto per la pittura, per la scultura, per la poesia, per la musica, il cinema, il teatro, ecc. perché la cucina non solo può essere un’arte, ma è un aspetto decisivo per l’essere umano: come diceva Feuerbach, l’uomo è ciò che mangia. “Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.” Tra i precetti, ce n’è uno particolarmente curioso: come accennavo poc’anzi, i Futuristi volevano l’abolizione della pastasciutta, vista come una “assurda religione gastronomica italiana”, un alimento che provoca “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”. Considerata dal punto di vista nutritivo “inferiore del 40% alla carne, al pesce, ai legumi”, va sostituita con cibi più leggeri e più liberi che permettano all’italiano di vivere una vita sempre più aerea e veloce.
Nel libro che pubblicò Marinetti insieme all’artista Fillia, La cucina futurista, e in alcuni giornali dell’epoca, si leggevano invettive che definivano la pasta “vivanda passatista”, che “appesantisce, abbruttisce”, che “gonfia le ganasce, come a mascherotti da fontana”, che “intoppa l’esofago, come a tacchini natalizi”, che “lega le interiora con le sue funi mollose; e ci inchioda alla scranna, repleti e istupiditi, apoplettici e sospiranti”. Certo che se pensiamo al mangiatore romagnolo di cui parla l’Artusi nella sua ricetta del pasticcio di maccheroni , in effetti verrebbe da protendere per i futuristi: quest’uomo dopo aver mangiato un pasticcio di maccheroni per dodici persone si trovò con il corpo “gonfiato in modo che la pelle tirava come quella del tamburo, smaniava, si contorceva, nicchiava, nicchiava forte come se avesse da partorire”. Sì, bisogna ammettere che se la pasta viene consumata in dosi tanto massicce, la fiacchezza e l’inattività la farebbero da padrone! Battute a parte, nel manifesto viene citato anche un professore napoletano, che sostiene quanto segue: “A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”. Non è così assurdo, se si pensa al fatto che sarebbe sconsigliato mangiar pasta a cena, preferendola piuttosto a pranzo, e che, se si eccede, la sonnolenza e il gonfiore son dietro l’angolo: i Futuristi che erano votati alla velocità, al dinamismo e alla vitalità non potevano non vederla come un alimento da evitare e da sostituire con cibi più adatti a una vita in movimento.
Altra accusa avanzata contro la pasta è che, per la sua produzione di massa (ai tempi di Marinetti chiaramente, anche se purtroppo è qualcosa che riguarda anche noi, ma questa è un’altra storia…), si compra troppo grano straniero e sarebbe preferibile ridurre questa usanza, a favore di una rivalutazione del riso, materia prima di cui l’Italia dispone in gran quantità. “Ricordatevi poi che l’abolizione della pastasciutta libererà l’Italia dal costoso grano straniero e favorirà l’industria italiana del riso.” Ciò non toglie che la pasta sia simbolo della nostra cultura e soprattutto della dieta mediterranea, uno dei regimi alimentari più salutari al mondo: questo probabilmente spiega la vita breve che ebbero i dettami della cucina futurista, al punto che perfino Marinetti fu sorpreso a mangiare un bel piatto di pastasciutta!
Elisa- Saporidielisa.it
25 comments
ma quante cose si scopronoooo
Ma dai… questa dei futuristi mi era sfuggita!
Gli estremisti non li ho mai amati.. soprattutto quando si parla di abolire, debellare qualcosa.
Adoro il riso ma alcuni condimenti chiamano la pasta.. sposano la pasta e magari dovremmo fare più palestra ma non abolirla.
Bel post!
Buona serata..
Laura
Beh ma questa era una visione di un movimento estremista sotto tutti i punti di vista, non quella di un dietista ovviamente 😉
Io mi voglio inventare una pasta aerea…..mi adopero subito!
Ci stavo pensando anche io sai? 😀
Marinetti non ci aveva capito un emerito picio!
E ho detto tutto!
Ahahah!
davvero interessante questo post! certo, io la pasta non la abbandonerei, nonostante l'appesantimento, ma certo che Marinetti&co stavano proprio avanti (come si direbbe dalle mie parti!) 😉
grazie Elisa!
Eh sì erano parecchio avanti se pensiamo a come si è evoluta poi la cucina. Pasta a parte, ovvio 🙂
aggiornamento dalla pausa caffè: ho dimenticato di linkare tutti i documenti che Elisa aveva allegato, fra cui proprio il Manifesto della Cucina futurista. Provvedo appena possibile e chiedo mille scuse
ale
Ehhh non so mica se ti perdoniamo eh! 😛
… e mi domando: perché al liceo non ci hanno fatto studiare anche il Manifesto della cucina futurista?
Uno scritto davvero molto interessante!
Bravissima Elisa e… sempre W i Pici! ^_^
Perché la cucina è considerata argomento molto lontano dal mondo intellettuale: dovevi vedere le facce della commissione di laurea di fronte alla mia tesi sulla golosità nella lettaratura per l'infanzia 😛
Grazie Raffaella e, sì, viva i pici! 🙂
Hai capito i futuristi? 🙂
Post interessantissimo ed effettivamente la pasta un po' di abbiocco lo suscita 😀
Eh sì, però vorremo mica rinunciarvi? 🙂
Grande Elisa! bellissimo post.. per me la cucina è veramente un'arte al pari delle altre, se una delle definizioni è " l' espressione o applicazione di capacità creative umane e immaginazione, tipicamente sotto forma visiva, per la produzione di lavori che sono apprezzati principalmente per la loro bellezza o potere emozionale" e secondo me uno dei posti in cui ci si può veramente emozionare è la cucina!! Quanto ai Futuristi mi fanno un pò pena.. non sanno cosa si sono persi! W la pasta e W i pici!
Grazie Francy! E comunque secondo me, di nascosto, si son fatti grandi abbuffate di pasta e di pici 😀
Ma sapete che è vero??? Elisa hai centrato il segno secondo me….c'è un'attinenza incredibile con la cucina molecolare …. wow…. ragazze mi sto facendo una cultura immensa… continuate così ;), baci Flaviia
Flavia se leggi l'intero manifesto futurista vedrai quante analogie ci sono! 🙂
Grandiosa Elisa, mi piace questo excursus storico-letterario che vede la nostra gastronomia al centro. Curioso poi vedere i corsi e ricorsi storici, leggo Marinetti e immagino la sua voce analoga a quella di Bossi!!! 😀
Ahahah non avevo mai considerato questa possibilità di paragonarlo a Bossi 😛
La battaglia di Marinetti contro la pasta, non la conoscevo (ben più alta veniva tenuta l'attenzione in un liceo classico….;-) ma certo questo post ha suscitato il mio interesse e la mia curiosità. Devo comunque dire che, leggendolo, anche Marinetti mi è rimasto un po' più…sullo stomaco! 🙂
Ma no dai, tanto alla fine se l'è magnata pure lui la pastasciutta! 🙂
emmetichallenge.blogspot.it sarà una delle mie fonti bibliografiche per la tesi. Post da incorniciare! Grazie Elisa!
Ecco, mi si era piantato internet e non è rimasto il mio commento 😛
Dicevo: Bucci, ti ricordo che una delle tue fonti per la tua tesi mi è servita per l'articolo, quindi grazie a te! 😀
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