437
Potremmo dirvi che è stata durissima. E non diremmo certo una bugia, anzi: ormai è una specie di maledizione, questo dover scegliere fra così tante proposte, la maggior parte delle quali ha in sè almeno un motivo per aggiudicarsi la vittoria. Ma questa volta sarebbe iduttivo, limitare la gara a questo solo aggettivo e, peggio ancora, circoscriverlo al lavoro di noi giudici. Perchè la parte più dura, in questa tornata, è stata quella che è toccata a voi.
Ricetta di tradizione – e ricetta difficile: nella realizzazione, nella ricerca dei sapori e anche e soprattutto nella nostra decisione di mettere le briglie a quella fantasia che da sempre connotava l’emmetichallenge e ultimamente ne era diventato il motore. Un po’ di timore, a dire il vero, lo avevamo: vi stavamo chiedendo di cimentarvi con gusti nuovi e di ridurre al minimo ogni variante, senza per questo rinunciare a lasciare la vostra impronta, personale e inconfondibile, su ciascuna delle vostre proposte. Un’impresa difficilissima, insomma. Ma l’alternativa sarebbe stata quella di gettare alle ortiche secoli di storia- di un popolo, di un territorio, di una trasmissione di saperi- e abbiamo deciso di correre il rischio.
Stasera, con più di 125 Pasqualine, non sappiamo da dove cominciare a parlare di questo MTC. Forse, dalle 125 stampate della Vitto, che ha sommerso la scrivania, il tavolo della cucina e tutti gli spazi disponibili della sua casa con i fogli delle vostre ricette, tutti pieni di annotazioni, di sottolineature, di punti esclamativi; forse dalla spinta di quella curiosità che ha portato molte di voi a ricreare gli antichi sapori partendo da un caglio, da una fermentazione, da un recupero di gesti antichi e di usanze dimenticate come quella del formaggio fatto in casa; forse dal piacere che ci avete trasmesso, nel manipolare una sfoglia nuova, nel prenderla a pugni, nel gonfiarla con la cannuccia, nel sovrapporla con pazienza, nell’attendere col fiato sospeso che gonfiasse e con un po’ di malinconia che si afflosciasse in tante pieghe; forse nella cura di certi bordi, di certi decori, di certi ricami, che han rievocato i tempi dei vecchi merletti, e senza l’arsenico, a guastar tutto. O forse nella tenacia e nell’orgoglio delle nostre amiche celiache, che mai come in questa sfida si sono distinte per il loro carattere e la loro grinta, pronte a gettare la spugna solo perchè così si afferra meglio il mattarello- e dopo, non ce n’è più per nessuno.
Ovunque si volga lo sguardo, si aprono spunti di approfondimento, di discussione, di riflessione- sempre uguali, per molti aspetti, sempre diversi, per molti altri. E’ indubbio che ormai l’MTC abbia perso le sembianze di un contest (posto che le abbia mai avute), per somigliare sempre di più a una scuola di cucina. Ma una scuola sui generis, sia chiaro, dove nessuno è maestro e – soprattutto- in cui tutti imparano da tutti. Perchè questa è la cosa più bella, che spesso sfugge ad una prima occhiata: qui sopra, impariamo tutti. Si impara da chi propone la ricetta, ovviamente. Ma si impara da tutti i concorrenti e da tutte le centinaia di ricette che ogni volta ci vengono proposte, che contengono un ingrediente, un abbinamento, un trucco fino ad allora non conosciuto o non immaginato. e si impara, indistintamente e da tutti, che se il motore di un gioco è l’interesse per una passione, che si vuol far crescere anteponendo ad essa ogni protagonismo, ogni ambizione, ogni ribalta, questo gioco smette di essere un passatempo e diventa un appuntamento importante, quasi irrinunciabile. Mai avremmo immaginato di arrivare a 23 edizioni- e di arrivarci in questo modo, con questo entusiasmo, con questa ricchezza, con queste storie straordinarie che vi rendono tutti unici, tutti speciali. E che rendono il nostro 23esimo grazie sempre più sentito e più grande.
E ora, prima dalla Cucina Piccolina, per le motivazioni della scelta- e poi dalla Ele, per la rianimazione!
A venerdì 5 ottobre, per la nuova ricetta!
buona serata
Ale, Dani e Giorgia