Mimi Thorrison appartiene alla storia del food blogging e, in particolare, a quel momento di svolta epocale, in cui si passò dal diario di cucina più o meno rudimentale a un prodotto editoriale di respiro più ampio che coinvolgeva per la prima volta le fotografie di quello che fino ad allora si era solo immaginato.
Superfluo aggiungere che ogni scatto andava oltre l’ immaginazione: la mamma di non so quanti figli risultava avere il fisico di una modella, la casa finiva per essere un castello e da qui discendeva tutto il resto, dal rame luccicante delle batterie da cucina alla tavola apparecchiata con l’ argento di tutti i giorni.
Tuttavia, mai una volta si ebbe l’ impressione che tutto quello che leggevamo e di cui ci riempivamo gli occhi, avidamente, non avesse uno stretto aggancio con la realtà.
Questa fu la forza di Mimi e delle altre artefici del cambiamento: di aprire strade inaccessibili ai più ma non per questo prive di sostanza.
Nelle loro storie si respiravano atmosfere diverse da quelle delle nostre vite, meno naive e meno spontanee ma non per questo insincere: prova ne erano le loro ricette, tutte interessanti, con guizzi creativi nell’ ordine della plausibilità, spiegate con competenza e precisione e sempre fonte di sicuro successo: portarle in tavola ci faceva sognare e confesso di aver imparato tantissimo, sul fronte della presentazione dei piatti e, più in generale, dello stile di vita.
I libri di Mimi sono stati una fonte di ispirazione altrettanto importante e non sto a dirvi la gioia nel riscontrare lo stesso mio entusiasmo anche fra le signore di #cook_my_books che, non a caso, hanno attinto a piene mani da My kitchen in France, il libro che ci farà compagnia (e ci farà sognare) nei prossimi giorni
BOUILLABAISSE
Come dite zuppa di pesce a Marsiglia? Bui… Boui… Bu….
Un nome più facile, no?
E sorvolo sull’ortografia, anche se è grazie a quella che son finita sul Grande Dizionario Etimologico francese (in Francia, ricordiamo, è tutto grande😇) e ho scoperto che bouillabaisse significa esattamente quello che si potrebbe intuire: “bollire col fuoco basso”, sobbollire, insomma, ad indicare la lunga cottura di questo piatto.
Il resto, appartiene alla storia delle zuppe di pesce di tutto il mondo: il pescato del giorno che non finiva al mercato, finiva (in gloria) nel pentolone.
Uniche differenze, tutte francesi, la salsa rouille, servita su fette di baguette tostate, e il modo di presentarla in tavola, con il brodo nella fondina e il pesce da parte.
E qui mi sovviene la gita romantica in Provenza, con il bistrot sul porticciolo, la bouillabaisse che invadeva lo spazio del tavolino (l’ unica cosa non Grand, da quelle parti) e il Mistral che si è levato all’ improvviso, soffiando direttamente sul brodo della sottoscritta.
Lascio all’ immaginazione lo stato dei miei vestiti, mentre no, tutto il resto va provato, magari negli spazi meno angusti e più riparati della vostra casa.
Ma guai a non assaggiare la Bouillabaisse, almeno una volta nella vita, con la ricetta perfetta di Mimi Thorrison.
📚 Bouillabaisse da My Kitchen in France di Mimi Thorrison, dagli scaffali di #cook_my_books alla tavola di @giuliffa
RICETTA di Giuliana Fabris QUI
RICETTA di Vittoria Traversa QUI
ARROSTO DI MAIALE DI CINTA CON PURE ALL’ AGLIO
Ai tempi in cui facevo la food blogger era esplosa la moda del “maiale nero di”.
Sulla specificazione , seguiva praticamente un intero atlante, visto che non c’era posto che non vantasse una antica presenza di maiali, rigorosamente neri, la cui carne, cotta a bassa temperatura, offriva esperienze sensoriali indimenticabili.
Tant’è che ogni volta che andavo al ristorante mi lasciavo convincere, per poi finire a sezionare la carne nel piatto stile chirurgo col bisturi perché, ahimè, son del partito della carne magra.
(Qui potete dar voce a tutta la vostra indignazione, perché me la merito tutta).
Mio marito si sacrificava volentieri e ancora oggi che gli stellati non ci attirano più come un tempo, appena giro l’occhio infila nel carrello un pezzo di carne di maiale da fare arrosto.
Dopodiché, si lancia in cotture varie, dal coccio alla slow cooker al sottovuoto, necessario preludio ai mugolii di piacere con cui condisce il piatto, una volta in tavola.
Tutto questo per dirvi che se amate la carne vera, quella con tutte le parti al posto giusto, dal grasso ai tessuti connettivi, troverete in questa ricetta una nuova gioia per il vostro palato.
Noialtri, invece, ci consoleremo con quella delizia del purè all’ aglio, docile nella consistenza, gagliardo nel sapore. E complemento perfetto di un piatto perfetto.
📚 ARROSTO DI MAIALE DI CINTA CON PURE ALL’ AGLIO da My Kitchen in France di Mimi Thorrison, dagli scaffali di #Cook_my_Books alla tavola di @giuliffa
RICETTA QUI
CAVOLO VERZA FARCITO
di Tina Tarabelli
Ovvero, un altro modo per misurare la differenza fra la Francia e il resto del mondo: prendiamo l’Italia, per esempio, la cui tradizione gastronomica é da sempre in lotta con quella francese.
Noi, con la verza , ci facciamo gli involtini, piccoli scrigni di bontà che ci si guarda bene dall’ostentare, anzi: la storia li colloca fra la cucina degli avanzi, espressione di una cucina povera in cui le proteine animali si riducevano ad un pugnetto di carne, coriacea e insapore e avevano bisogno di tutta l’astuzia delle massaie per trasformarsi in un piatto appetibile e nutriente.
Per contro, i Francesi hanno il Chou Farci, una specie di zuccotto, che troneggia imponente sul piatto da portata, riscattando i contorni dal posto che impone il loro stesso nome, ai margini della portata principale, per ritagliarsi invece un ruolo da protagonista, e pure di tutto rispetto.
La sostanza, quella é ma la forma, in questo caso, fa la sua porca figura: per cui, cercate un’occasione adeguata, un menu importante, una tavola con la tovaglia della festa e proponetelo ai vostri ospiti: non oseranno fare la scarpetta, ma se lo mangeranno anche con gli occhi!
📚 CHOU FARCI a My Kitchen in France di Mimi Thorrison, dagli scaffali di #Cook_my_Books alla tavola di @tartetatina
RICETTA di Tina Tarabelli QUI
RICETTA di Manuela Valentini QUI
FLAUGNARDE ALLE PERE
Una delle cose che preferisco degli Inglesi, é l’approssimazione in cucina: non solo misurano a suon di tazze e di cucchiai, ma si servono di definizioni ampie, all’interno delle quali inseriscono di tutto, dalle pie ai pudding.
I Francesi, per contro, definiscono tutto con meticolosità: guai a chiamare Flan un Far Breton, guai a confondere un generico bignè con uno choux e guai (guaissimi) a non saper elencare la differenza fra un Clafoutis e un Flaugnarde.
La base é la stessa (un flan :)), ma la frutta é diversa, rigorosamente ciliegie per il primo, pere o mele o prugne per il secondo.
Tuttavia, se la teoria é complicata, la pratica é semplicissima: quale che sia il loro nome, questi dolci spariscono letteralmente da sotto il naso di chi li prepara, da tanto risvegliano l’appetito di tutti i commensali.
E visto che danno il meglio di loro stessi appena sfornati, fate cosi: stabilite che la prima fetta tocchi alla cuoca. E lasciate che si litighino il resto!
📚 PEAR FLAUGNARDE da My Kitchen in France di Mimi Thorrison, dagli scaffali di #cook_my_books alla tavola di @sofficiblog
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GATEAU BASQUE
Anche se quando si parla di Paesi Baschi si pensa immediatamente alla Penisola Iberica, esistono anche quelli francesi: la tanto declamata Biarritz, famosissima per le spiagge e le frequentazioni del bel mondo, é forse la località piú conosciuta, ma non mancano altre piccola gemme, fra i monti e il mare, pronte a sedurre i turisti con la loro storia, la loro bellezza, la loro cultura e, naturalmente, la loro gastronomia.
Oltre ai prevedibili formaggi (siamo pur sempre in Francia) e prosciutti (siamo pur sempre al confine con la Spagna) e al meno prevedibile cioccolato (pregiatissimo, per altro: ricordo una degustazione in abbinamento a whisky giapponesi assolutamente da urlo), l’assaggio obbligato é quello della torta basca, un dolce di antica tradizione, spesso preparato con le ciliegie ma oggi piú diffuso nella versione con la crema pasticcera.
Una delizia per il palato di cui approfittiamo per augurarvi buone feste: Cook My Books si fermerà per tutta la prossima settimana, per tornare pimpante e ricco di novità dal 1 di Aprile, pronto per festeggiare con voi il suo secondo compleanno.
Buona Pasqua a tutti!
📚 GATEAU BASQUE My Kitchen in France di Mimi Thorrison, dagli scaffali di #Cook_my_Books alla tavola di @profumicolori
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Gamberoni flambée al Pastis
Con Cook_my_Books questa settimana stiamo sfogliando un bellissimo libro sulla cucina francese.
A Kitchen in France di Mimi Thorisson e io ci ho trovato molte idee, tutte validissime.
Quella che vi propongo oggi è forse una delle più buone ricette con i gamberi che ho mai fatto, e ne avrò fatte in vita mia!
L’autrice fa una premessa interessante, sul Medoc, e racconta di come sia un meraviglioso miscuglio di castelli e città di mare. La gente del posto beve vino e mangia ostriche tutto l’anno, ma in estate tutti mangiano gambas, gamberoni giganti flambati con Whisky o Cognac, lei invece usa il Pastis e, credetemi,il risultato è sorprendente!
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Anatra confit Parmentier
di Giuliana Fabris
Mimi Thorisson, nel libro che stiamo sfogliando con Cook_my_Books, A Kitchen in France, dice che il confit de canard è ormai standard nella maggior parte dei menu dei bistrot in Francia e nei ristoranti francesi di tutto il mondo, si può persino acquistare in scatola nella maggior parte dei supermercati. Ma, quando è buono, esemplifica in un solo boccone ciò che è la cucina francese: ingredienti meravigliosi cucinati in modo semplicemente tradizionale. Quando lo serve agli ospiti, nella sua forma più classica, accompagnato da patate arrosto e senape, è sempre un successo. Ma lei fa un ulteriore passo avanti e lo trasforma in un Parmentier, o torta del pastore. Praticamente unisce e fonde insieme due grandi classici francesi.
E io mi sono fidata di lei e, nonostante la difficoltà di trovare il grasso d’anatra, alla fine l’ho fatto.
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Crostata di mele al Calvados e crème fraîche
Fra le ricette preferite di Mimi Thorisson, l’autrice del libro A Kitchen in France che ha proposto Cook_my_Books questa settimana, c’è una crostata di mele.
Un dolce rustico della Normandia, che evoca le sue case tradizionali con i tetti di paglia, spiagge ventose, mucche bianche e nere, e alberi di mele.
In Normandia, oltre alla città di Camembert (sì proprio quella del formaggio) c’è anche la città di Calvados, famosa per il suo Brandy di mele e anch’io, come Mimi, ne ho sempre una bottiglia in casa. Ottimo drink digestivo e perfetto per questa ricetta.
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Polletto alla senape
Il polletto, o coquelet, è un pollo di piccole dimensioni, in modo che si possa servire anche come monoporzione, soddisfa certamente di più di una quaglia, ma allo stesso tempo non è impegnativo come un pollo intero. Così ci consiglia Mimi Thorrison nel suo A Kitchen in France.
In questo modo si evita anche l’eterno dilemma: petto o coscia? Ognuno avrà il suo
La senape, solitamente servita a parte, in questo caso viene usato come ‘crema di bellezza’ per spalmare abbondantemente il polletto e regalargli un sapore veramente eccezionale.
Fare cuocere, insieme ai polletti, delle patate, crea un piatto unico molto gustoso.
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Lyonnaise sausage roll
Il lyonnaise sausage roll è essenzialmente “carne nel pane” in questo caso una salsiccia avvolta da una ricca pasta brioche.
Mimi Thorrison nel suo bellissimo libro A Kitchen in France ci racconta come lei ami particolarmente le ricette di questo genere. Trascorrendo il periodo della specializzazione in Inghilterra, è diventata un’appassionata di tutto ciò che era a base di carne avvolta in croste croccanti o soffici.
Ha trasportato questa sua passione in Francia e si è letteralmente innamorata del pâté en croûte e del rotolo di salsiccia alla lionese.
Quando si apprezza una buona pasta brioche, se ci mettete dentro una buona salsiccia (come una cervelas de Lyon), non fa altro che migliorarla
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GRATIN DI MACCHERONI AL SUGO DI CODA DI BUE
Questa settimana sta finendo (mentre scrivo mi godo gli ultimi raggi di sole che sta tramontando sul mare) e non ho ancora scritto nulla del bellissimo libro sfogliato su @cook_my_books.
Parliamo di cucina francese di casa, non quella elegante e preteziosa ricca di salse, ma della cucina di ogni giorno, con ingredienti di stagione e del territorio.
Parliamo di lente cotture, di attese avvolti dai profumi, di ortaggi appena raccolti, vino locale, carni allevate a pochi chilometri, della cucina delle famiglie della campagna francese del Medoc.
Anche se arrivo in chiusura della settimana, sono stata pure io ammaliata da Mimi Thorrison @mimithor e dalle sue ricette che sanno di calore, casa, amici.
Tratto dal libro A KITCHEN IN FRANCE, per @cook_my_books per voi un golosissimo gratin che non mancherà di fare felici i vostri familiari e ospiti.
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