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THE HEBRIDEAN BAKER DI COINNEACH MACLEOD

by Vittoria Traversa

Anche se gli Inglesi evitano di entrare in argomento, alcuni dei pilastri della loro tradizione provengono dalla Scozia.

Gli Shortbreads e la marmellata di arance amare su tutte (prima che arrivino le obiezioni: le ricette sono di chi ci mette il cappello per primo e gli Scozzesi lo hanno fatto).

Ma anche le Scotch Eggs, ormai diventate un classico cibo da pub, o la Dundee Cake, una presenza fissa anche nelle torte da banco dei supermercati, fanno parte di un patrimonio gastronomico comune.

Dopodiché, il discorso si fa complicatissimo e si può riassumere in un sempre efficace monito a non parlare di Inghilterra, quando si é in Scozia e, ancor piú, a non apostrofare gli Scozzesi come Inglesi- e con ragione, naturalmente.

L’identità di questo popolo é ben chiara e nell’immaginario collettivo sovrasta per simpatia e per calore quella dei loro vicini di casa: tuttavia, anche se crediamo di conoscere tutto di Edimburgo e del suo castello, delle Highlands e dei suoi giochi, della brughiera e dei suoi laghi, non sempre siamo preparati sulla cucina: che, neanche a dirlo, é molto piú della fetta di haggis a colazione o dei biscotti nelle scatole che poi ci portiamo a casa come souvenir.

Ne siamo consapevoli anche a Cook My Books, visto che l’argomento é stato affrontato piú volte e di libri sulla Scozia ne girano da un po’.

Alla fine, ha prevalso questo, dedicato alla cucina delle isole (perché esistono anche quelle) e prima che facciate battutine sulla copertina, aspettate di vedere i contenuti.


TATTIE SCONES

di Valeria Caracciolo

“Mi chiamo Coinneach MacLeod e sono originario dell’isola di Lewis, la piú settentrionale delle Ebridi del Nord.

Quelle che vi fanno pensare a passeggiate su una spiaggia deserta, in mattine piene di vento o su colline punteggiate di erica, insieme al vostro cane che vi corre al fianco o serate trascorse a sorseggiare un whisky durante un cèilidh, con un canto gaelico in sottofondo o ad aspettare che vostra zia sforni un dolce dal forno, nel tepore della sua cucina… per me, sono questo e molto altro”/

E se non fosse bastata la copertina, a farci venir voglia di fare le valigie, ecco la descrizione di tutto quello che altrove é stereotipo, ma non qui: parola di chi c’é stata e tornata piú volte, ogni volta con l’umore sempre piú nero perché é vero che non c’é niente, é vero che alle 3 é buio, é vero che fa un freddo porco ma vorrei sapere perché de gustibus non si discute, ad eccezione dei miei 🙂

E comunque, l’incipit ci racconta già tutto di questo libro, un viaggio nella tradizione culinaria di questa parte di mondo che noi affrontiamo a partire dalla colazione, con questi Scones di patate che sono l’indispensabile accompagnamento di quei piatti ricchi con cui a queste latitudini si iniziano le giornate: nulla a che vedere con gli omologhi inglesi da tè delle 5, che gli Highlander non sanno che farsene, di quella robetta per signorine.

Potete prepararli in anticipo, scongelarli alla bisogna, farli piú piccoli per il cestino del pane, come faccio io, ma ricordate: una volta assaggiati, sarà impossibile tornare indietro!

📚 THE HEBRIDEAN BAKER di COINNEACH MACLEOD , dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @murzillosaporito

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BURNS NIGHT CULLEN SKINK

di Maria Greco Naccarato

Robert Burns é il Bardo di Scozia, il poeta che piú di tutti seppe incarnare nelle sue liriche lo spirito del suo popolo, capace di trovare poesia nelle gioie della pur dura vita contadina.

Gli Scozzesi lo celebrano praticamente ovunque (non conto statue e lapidi e altre commemorazioni tangibili) ma il momento in cui tutti si riuniscono nel suo ricordo é la sera del 25 gennaio, anniversario della sua nascita, quando si celebra la Burns Night.

Quale che sia la forma che questa prenderà (in molti casi, una vera festa, con canti e balli), due sono le cose che non possono mancare: il suono delle cornamuse e la lettura di vari brani dei Poems fra cui questo, con cui si é soliti iniziare la cena

Some hae meat and canna eat,
And some wad eat that want it;
But we hae meat, and we can eat,
Sae let the Lord be thankit.”

Alcuni hanno il cibo, ma non possono mangiarlo
E altri non hanno il cibo che vorrebbero
Ma noi abbiamo il cibo e possiamo mangiarlo
E dunque sia ringraziato il Signore!
(meat sta, genericamente, per cibo)

Il piatto principale é sempre l’haggis, su cui viene addirittura recitata l’ode (sempre di Robert Burns, ve l’ho detto che come incarna lo spirito del popolo lui, non lo fa nessuno), dopodiché seguono altre portate, piú o meno tradizionali.

In casa MacLeod, per esempio, si mangia questa zuppa, a base di haddock affumicato (se non lo trovate, va bene il baccalà), patate e latte che ha il sapore delle cene attorno a un fuoco, dei vetri appannati dal tepore della cucina e del calore tutto speciale della convivialità.
Il che, alle nostre latitudini, la rende perfetta per tutto l’inverno 🙂

📚 BURN NIGHT CULLEN SKINK da THE HEBRIDEAN BAKER di COINNEACH MACLEOD, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @maria_greco_naccarato

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SHEPHERD’S PIE

di Manuela Valentini

Impossibile trovare il luogo preciso di origine di questo piatto e non a caso la paternità é contesa da tutte le comunità in cui ci siano pastori (praticamente, tutto il Regno Unito a parte la City).

D’altronde, che sia un piatto tipico del mondo della pastorizia ce lo rivela, oltre al nome, anche la presenza della carne d’agnello, fatta cuocere a fuoco lento nel suo pezzo con l’osso (di solito é una spalla o un cosciotto) e poi sfilacciata, variamente condita e messa nuovamente in forno, coperta da uno strato di patate.

La sua ovvia provenienza dal mondo del recupero degli avanzi é chiara ma da qualche decennio lo Shepherd’s pie é un piatto che si prepara da zero, accordandogli il tempo che merita.

Lo stesso fa il nostro Coinneach, iniziando il giorno prima, con la preparazione dello stufato, la sua lenta cottura, il riposo nel frigorifero.

Il tocco tutto scozzese, secondo lui, é la cottura nella birra scura: il che forse potrebbe essere opinabile ma non starei tanto a sottilizzare.

In primis, perché agli Highlanders do sempre ragione, a prescindere

E poi perché mentre scrivo ho l’acquolina in bocca: e questo é sempre l’argomento migliore di tutti.

📚 SHEPHERD’S PIE da THE HEBRIDEAN BAKER di COINNEACH MACLEOD, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @profumicolori

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TORTA DI CAROTE AL CARDAMOMO

di Tina Tarabelli

Piú racconto le vicende della mia vita, piú mi rendo conto di essere vissuta nella preistoria, come dimostra la storia della scoperta della Carrot Cake inglese (nel Caffè del Victoria and Albert Museum, il primo anno di università) e i tentativi – tutti falliti- di spiegare, una volta a casa, che NO, la carrot cake che piaceva a me non era la torta di carote e mandorle e NO, la glassa al Philadelphia non era un abominio e NO, tanta cannella era perfetta e via dicendo.

Non c’era internet, é la risposta cumulativa- e ci sta, come ci stanno anche tante altre cose, di quei miei primi viaggi nella perfida Albione, quasi come se portarmene via un pezzetto, ogni volta, compensasse la parte di cuore che qui lasciavo, ogni volta.

Ma la ricetta della Carrot Cake era la piú preziosa, il vero trait d’union fra la casa dove abitavo per davvero e quella dove avrei voluto vivere, nei miei sogni.

Superfluo aggiungere che, laddove non riuscivo con gli argomenti, avevo successo con gli assaggi: perché tutti impazzivano, davanti a questa torta.

La ricetta storica era finita su Menuturistico, per fare impazzire anche le amiche virtuali e da lì ce ne sono state altre, anche migliori, come per esempio quella che vi proponiamo oggi, dove l’impasto é stato arricchito da uvetta e pistacchi e la cannella é stata sostituita con il Cardamomo, spezia diffusissima nel profondo Nord dell’Europa.

Provare per credere!

📚 CARROT AND CARDAMOM CAKE da THE HEBRIDEAN BAKER di COINNEACH MACLEOD, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @tartetatina

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BRA BRAW BUNS

di Susy May

Fatemi fare un po’ di ordine, nella mia testa….

Coinneach é l’autore del libro, quel bel figliolo che vedete in copertina, con la passione per le Ebridi e il Baking.

Seonag é la cognata, per metà delle Ebridi e per metà svedese e quindi abituata ai Kanelbulle al mattino (le famose brioscine con la cannella che ti fanno desiderare che la colazione, in Svezia, si prolunghi nel pranzo e nella cena).

Bra non c’entra con i reggiseni, perché é Svedese e significa buono.

Braw é l’equivalente scozzese (non di reggiseno, ma di “buono”).

Mettete insieme tutti questi fattori, uniteci un pizzico di cardamomo e quella famosa confettura di Lingoberry che avete comprato all’Ikea (lo so che ce l’avete in dispensa, lo so) ed eccovi i Buns Buoni-Buoni piú buoni del mondo!

(tanto buoni che se non avete la Lingoberry Jam potete usare qualsiasi altra marmellata abbiate in casa 🙂

📚 ‌BRA BRAW BUNS da THE HEBRIDEAN BAKER di COINNEACH MACLEOD, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @coscina_di_pollo

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PORRIDGE AUTUNNALE CON COMPOSTA DI MELE E PERE

di Vittoria Traversa

Questa settimana @cook_my_books ci sta regalando un viaggio nella cucina scozzese, in particolare delle isole Ebridi, grazie a un libro che vi farà innamorare di quei luoghi, e non solo per la cucina!!!

Ecco qui una colazione perfetta per dare la giusta carica in queste mattine autunnali che, anche alle nostre latitudini, sono già troppo fredde e buie. L’aggiunta di chia e semi di lino darà al vostro corpo il necessario apporto di fibre e antiossidanti, mentre avena e composta di frutta saranno una energetica e dolcissima coccola.

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