Sono oltre centocinquanta le vite scritte su Santa Rita, ma è chiaro che lei sia vissuta una volta sola. Oggi vogliamo conoscerla un po’ più da vicino, meravigliandoci di tutto ciò che la riguarda: il bene e il male che hanno fatto della sua esistenza terrena una candidatura alla Santità.
Ve lo dico subito,però, che Rebecca Bloomwood è andata a farsi friggere …
La totale assenza di documenti anagrafici, se non alcune date registrate negli Statuti della Terra di Cascia del 1545, sopravvissuti al tempo e ai terremoti, è il primo scoglio da dover superare.
Ciò che sappiamo di Rita è stato riferito dalla tradizione, ma ciò non toglie valore alla sua figura,il cui culto è diffuso in tutto il mondo già da tempi molto antichi.
La bimba Rita
Nacque a Roccaporena, frazione di Cascia nel 1367 con il nome di Margherita, da Amata ed Antonio Lotti, due anziani pacieri che di mestiere mediavano la pace, in un tempo in cui era comune assistere a regolamenti di conti a colpi di coltello per le strade,e via dicendo. La violenza vincente diventava un valore sociale in un tessuto imbevuto paradossalmente di validi e autentici insegnamenti religiosi.
Le prime amichette di Rita, ancora in culla, furono uno sciame di api, che per festeggiarla, entravano ed uscivano dalla sua boccuccia, senza pungerla! L’episodio fu raffigurato in un affresco.
Rita adolescente
Per aprire una finestra sul mondo femminile dell’epoca, bisogna ricordare che all’età di dodici anni una ragazza era legalmente capace di contrarre matrimonio,o al più, poteva decidere di consacrarsi a Dio.
Per la Promessa si aspettava comunque l’età di 14 anni ed il matrimonio effettivo avveniva a 18, lasciando il tempo necessario di far corredo. Stessa sorte toccò a Rita, figlia del suo tempo, ma soprattutto figlia obbediente, per la quale, il volere dei genitori andava al di sopra i suoi stessi desideri, quelli del suo cuore.
Per questo motivo, la sua precoce vocazione fu un sogno per piangere e presto il suo promesso sposo, Ferdinando Mancini, poté inviarle un piccolo corteo di ambasciatori ed ambasciatrici con qualche indumento in dono, di solito tre completi da indossare quotidianamente, e altri tre per i giorni di festa.
Rita sposa e madre
Non sembri strano, ma all’epoca vigeva una spending review molto stringente per tutto ciò che concerneva i matrimoni,per evitare che le famiglie potessero indebitarsi, evento molto frequente a quei tempi.
Rita fu una moglie e madre esemplare, ebbe due figli, che la tradizione vuole gemelli, Giangiacomo e Paolomaria. La sua vocazione, però, fu quella di una mistica, la preghiera silenziosa riempiva da sempre le sue giornate, al lavatoio a lavar panni, ed ai fornelli. Mai una chiacchiera, insomma, né parole superflue.
Nella notte del 1401 Ferdinando fu assassinato, mentre infuriava una rivolta contro il rappresentante del governo di Roma.
Il dolore fu superato solo dalla preoccupazione verso i figli, che inclini all’educazione paterna pessimistica e distante da quella materna, intrisa di Vangelo, presto si sarebbero vendicati.
E’ difficile comprendere il volere di una madre, santa già sulla terra; lei avrebbe preferito la salvezza della loro anima prima ancora che del loro corpo. Se si fossero macchiati di un omicidio, sarebbe stato loro precluso un destino di salvezza eterna. I due adolescenti, colpiti da malattia, morirono presto entrambi. Da quel momento, per Rita, fu solo sofferenza. Da fiore di giardino, diventa un fiore d’Alpe, abbarbicata per ore in solitudine e preghiera su quel monte che porta ancora il nome di Scoglio di Santa Rita, maturava in lei la chiamata interiore.
Verso il Monastero
Seppure Agostiniana nel cuore, la stessa badessa non volle accoglierla in convento, per paura delle ritorsioni da parte delle famiglie coinvolte. Allora fu costretta, da figlia d’arte, ad elemosinar perdono, memore del consiglio evangelico secondo il quale ciò che teniamo legato sulla terra, resta legato in cielo.
Solo alla pace, sigillata in pubblica piazza, tra le famiglie di carnefici e vittime, alla presenza di notaio, testimoni e giudice di cause criminali, con valore di atto eterno, Rita poté raggiungere il monastero; era il 1407.
Beata e Santa, unica donna a ricevere la spina
Anche nel caso di Rita, in un mondo pieno di contraddizioni, la santità era come lievito nella farina. Un processo lungo quattro secoli, vede la sua conclusione con la canonizzazione solo nel 1900.
Il Concilio Vaticano II indicherà nel 22 maggio il giorno della sua Festa, facoltativa, data della sua morte, avvenuta nel 1447.
Negli Statuti di Cascia la festa fu legalizzata già nel 1545, dopo i ripetuti miracoli di guarigioni davvero impensabili, prima che impossibili. Ed ogni volta, i miracoli erano preceduti dall’effusione di una dolce fragranza. L’episodio del fico e della rosa, fioriti fuori stagione,accompagnano da sempre il suo ricordo. Della sua premura per il prossimo, parlava già il suo primo biografo, fra Cavallucci. Nel 1626 fu redatta una biografia a fumetti della vita di Santa Rita, utilizzata come materiale durante il lunghissimo processo.
Non si può dimenticare il ritratto della Santa nell’iconografia antica, raffigurante un segno rosso sulla sua fronte che sovrasta, però, un volto segnato da dolore gioioso, che non ha nulla di patologico: ‘Nessuno – infatti- ama ciò che deve sopportare’ (S. Agostino).
Rita è stata l’unica donna a ricevere questa spina, per lei segno di predilezione da parte di un Dio che amava più di se stessa, ma del cui amore non si sentì mai degna.
La spina restò sulla fronte per quindici anni, ricordando un po’ l’antica pratica orientale dell’huadian, cioè l’applicazione di un motivo decorativo al centro della fronte, correlato ad una figura femminile, socialmente importante ed influente.
Nel caso di Rita, ovviamente, c’è molto di più: l’amore esclusivo tra Creatore e Creatura.
Dalle Api alle rose.
In ricordo delle api che cullarono una Rita neonata, le suore agostiniane di Cascia hanno concretizzato nel progetto sociale Le Apette di Santa Rita, il messaggio ritiano volto al recupero di giovani in difficoltà.
Nel suo percorso dal miele alle rose, c’è tutto il sapore dell’eternità.
Sono le rose oggi al centro della tavolata imbandita dalle fanciulle di MAG, le rose con i loro petali variopinti, non solo decorativi, ma altrettanto ricchi di nutrienti che mantengono giovani, con la loro carica antiossidante e rilassante.
Le ricette sono liberamente tratte da Bbcgoodfood, Delicious, Food52 e Olive.
Lychee, raspberry and rose smoothie
di Claudia Primavera
Per 2 persone
200 g di yogurt greco
150 g di lamponi freschi o surgelati
16 lychees, sbucciati e i noccioli rimossi
½ cucchiaio di acqua di rose
200 g di cubetti di ghiaccio
Succo di limone
1-2 cucchiaini di miele
Mettete lo yogurt greco, i lamponi, i lychees, l’acqua di rose e i cubetti di ghiaccio in un frullatore e azionate fino a quando non è tutto frullato.
Aggiungete il succo di limone e il miele e servite subito.
Sorbetto alle prugne con acqua di rose
di Susy May
Per 3 persone
10 prugne
150g di zucchero
2 cucchiaini di succo di limone
1 tazza d’acqua
Per l’acqua di rose
Petali di rosa non trattata
Acqua minerale
Iniziate dall’acqua di rose, mettete i petali in una pentola, ricopriteli con l’acqua e portate lentamente a bollore.
Non appena l’acqua inizia a bollire, spegnete il fuoco, coprite e lasciate raffreddare in infusione per almeno 1 ora e mezza.
Filtrate l’acqua di rose con l’aiuto di un colino e tenete da parte.
Tagliate le prugne a pezzetti e disponetele in una casseruola, copritele con lo zucchero, il limone e l’acqua.
Coprite e fate cuocere per 8 minuti fino a quando raggiunge i bollore.
Frullate il composto e passate la purea con l’aiuto di un colino al fine di eliminare qualsiasi residuo di bucce.
Aggiungete l’acqua di rose ed un pizzico di sale.
Trasferite il liquido ottenuto in un contenitore e mettetelo in freezer per almeno 3 ore.
Dopo 3 ore tiratelo fuori dal freezer e con una forchetta rompete i cristalli di ghiaccio, rimettete in freezer e ripetete l’operazione per altre 2 volte ogni 3 ore.
Al momento di servire, lasciatelo qualche minuto fuori dal freezer, versatelo nei bicchieri e decoratelo a piacere.
Panna cotta alla vaniglia con sciroppo alle rose
di Sonia Conte
Per 6 persone
1 baccello di vaniglia
600 ml di double cream
200 ml di latte intero
175 g di zucchero semolato
4 fogli di gelatina
Per lo sciroppo di rose al limone
70 ml di succo di limoni
75 g di zucchero semolato
2 cucchiaini di acqua di rose
Petali di una rosa da coltivazione organica
Con un coltellino,aprite il baccello di vaniglia e fate fuoriuscire i semini. Raccoglieteli in un pentolino, insieme al baccello, la panna, il latte e lo zucchero, portando delicatamente a bollore e mescolando fino a far sciogliere lo zucchero. Spegnete il fornello e lasciate in infusione per 10 minuti.
Nel frattempo, mettete in ammollo la gelatina in acqua fredda per 5 minuti. Togliete l’acqua in eccesso e aggiungete la gelatina alla miscela in infusione, mescolando fino a farla sciogliere.
Bagnate l’interno di 6 stampini da pudding o cocotte con dell’acqua fredda, versateci dentro la panna cotta mentre sono ancora umidi. Lasciate raffreddare,poi mettete in frigorifero per 3-4 ore o una notte.
Intanto preparate lo sciroppo di rose al limone. Mettete il succo di limoni, lo zucchero e l’acqua di rose insieme a 75 ml d’acqua dentro un pentolino. Fate bollire fino a quando sarà addensato e poi togliete dal fuoco. Alla fine staccate i sei petali più esterni e aggiungeteli nello sciroppo. Lasciate raffreddare, poi tenete in frigo fino al momento di servire. Adagiate la panna cotta su dei piattini (immergendo il fondo degli stampini in acqua calda per 5 secondi, se necessario). Versate lo sciroppo e decorate con qualche petalo tenuto da parte.
Raspberry and rose chocolate wafers
di Silvia Zanetti
Per 24 wafer
150 g di cioccolato fondente al 70%
150 g di cioccolato bianco di buona qualità
3/4 cucchiai di lamponi liofilizzati sbriciolati
3-4 cucchiai petali di rosa essiccati
3-4 cucchiai di zucchero rosa (facoltativo)
Foderate due teglie da forno con carta forno. Tritate i cioccolati e scioglieteli separatamente a bagnomaria. Mescolate accuratamente affinché risultino cremosi e lisci, togliete dal fuoco e mettete da parte.Prendete un cucchiaio di cioccolato fondente e versatelo su una delle due teglie e con il dorso del cucchiaio allagartene la superficie creando un disco di circa 6 cm, procede nello stesso modo con entrambi i cioccolati.Decorate ogni disco con i lamponi liofilizzati, i petali di rosa e lo zucchero colorato, mettete da parte e fate indurire completamente prima di rimuoverli dalla carta forno.Conservate in un contenitore ermetico per 4-5 giorni.
Rose and almonds choux buns
di Francesca Cordioli
Per 10 bignè
Per la pasta choux
100 g di farina 00
75 g di burro freddo a dadini
3 uova medie
1 cucchiaino di zucchero semolato
½ cucchiaino di sale
Per il crumble di mandorle
75 g di mandorle tritate
75 g di zucchero semolato
50 g di burro freddo a dadini
Per completare
250 di fragole
300 ml di panna
1 cucchiaio di acqua di rose
5 cucchiai di zucchero a velo
petali di rosa ricoperti di zucchero per decorare (facoltativi)
Per il crumble di mandorle impastate insieme in una ciotola le mandorle tritate con il burro e lo zucchero, mettete il composto tra due fogli di carta forno e pressate con un matterello fino ad ottenere una sfoglia sottile, trasferite nel congelatore per un’ora.
Per la pasta choux scaldate il forno a 210°C. Disegnate dei cerchi di 4 cm di diametro su di un foglio di carta forno, ribaltate il foglio e sistematelo sopra una placca da forno. Versate 175 g di acqua in un pentolino medio, unite il burro, lo zucchero e il sale. Scaldate per sciogliere il burro, alzate il fuoco e portate a bollore, togliete dal fuoco e versate la farina, lavorate il tutto con un cucchiaio di legno. Rimette su fuoco basso e continuate a mescolare con il cucchiaio per un paio di minuti per asciugare il composto.
Lasciate raffreddare per 5 minuti.Versate un uovo mescolando bene, quindi il secondo uovo, mescolate bene, infine rompete il terzo uovo in una ciotola, sbattetelo con una forchetta e unitelo un po’ alla volta al composto, potrebbe non servire tutto, l’impasto deve essere denso e dovrà cadere con riluttanza dal cucchiaio.
Trasferite in un sac a poche con una bocchetta larga e formate dei mucchietti di impasto all’interno dei cerchi.
Togliete il crumble dal congelatore, formate dei cerchietti di 5 cm di diametro aiutandovi con un taglia biscotti, appoggiate i cerchietti di mandorle sopra ogni mucchietto e infornate.Dopo i primi 15 minuti abbassate la temperatura a 180°C e continuate la cottura per 10 o 15 minuti sorvegliando il forno.
Controllate la cottura, togliete dal forno e lasciate raffreddare.
Frullate 200 g di fragole con l’acqua di rose, montate la panna, unite lo zucchero a velo, poi mescolate delicatamente alle fragole frullate.
Tagliate a fette sottili le fragole rimaste. Tagliate a metà in orizzontale i choux buns, sistemate le fettine di fragole sul fondo e sopra la panna alle fragole, quindi chiudete con la parte superiore, spolverizzate con zucchero a velo e servite.
Nan-e Berenji
di Anna Calabrese
Per circa 50 biscotti
250 g di farina di riso
125 g di zucchero a velo
112 g di burro morbido
1 tuorlo d’uovo
1 cucchiaio e mezzo di acqua di rose
1 cucchiaino di cardamomo in polvere
2 cucchiai di preparato allo zafferano
20 g di semi di papavero
Impastate nel mixer il tuorlo d’uovo, lo zucchero e il burro morbido amalgamandoli bene. Aggiungete l’acqua di rose, il cardamomo in polvere, la farina di riso e impastate ancora fino ad ottenere un impasto soffice. Se è necessario aggiungere altra farina.
Su una superficie ben infarinata con farina di riso extra, stendete l’impasto ad uno spessore di circa 1,5 cm e ricavatene dei dischetti di circa 4 – 5 cm di diametro.
Sistemate i biscottini su una teglia protetta da carta forno e spennellateli col preparato allo zafferano, ottenuto sciogliendo mezzo cucchiaino di zafferano due cucchiai acqua bollente e lasciato riposare almeno 15 minuti. Spolverate con i semi di papavero.
Cuocete in forno statico già a temperatura a 150° C per 8 – 10 minuti o, comunque finché saranno dorati.
Blondies al pistacchio e cioccolata bianca
di Antonella Eberlin
Per 16 persone
60 g di pistacchi
100 g di cioccolata bianca tritata
100 g di burro non salato a cubetti, più un extra per la teglia
200 g di zucchero integrale
2 uova grandi
1 cucchiaio di acqua di rose
85 g di farina integrale
100 g di cioccolata bianca
petali di rosa essiccati, da decorare (opzionale)
Scaldate il forno a 180° C e imburrate e ricoprite con carta forno una teglia 20 per 20 cm. Mettete i pistacchi in una padella e tostateli a fuoco medio per 3-4 minuti fino a quando non diventano aromatici, mescolando di tanto in tanto in modo che non brucino. Mettete da parte.
Sciogliete la cioccolata bianca e il burro, tritati insieme, in una ciotola posta sopra una pentola di acqua bollente. Lasciate raffreddare leggermente, quindi sbattete lo zucchero di canna con un cucchiaio di legno. Aggiungete le uova, mescolate bene dopo ogni aggiunta, quindi incorporate l’acqua di rose e il sale. Setacciate la farina e mescolate delicatamente insieme.
Tritate grossolanamente i pistacchi raffreddati, quindi aggiungeteli al mix di blondie e inserite i pezzetti di cioccolato bianco. Versate il composto nella teglia foderata di carta.
Cuocete per 35-40 minuti fino a doratura, quindi lasciate raffreddare completamente prima di affettare. Per servire, se volete, spargete con petali di rosa essiccati.
Orange Blossom & rose pudding
di Giuliana Fabris
Per 6 persone
6 croissant vuoti
4 uova grandi
175 g d zucchero di canna
1 cucchiaino di acqua di fior d’arancio
1 cucchiaino di acqua di rose per uso alimentare
30 g di uvetta passa
200 ml di latte intero
170 ml panna liquida fresca
100 g di cioccolato bianco
la scorza grattugiata di un limone non trattato
poco zucchero a velo
Fate rinvenire l’uvetta in un goccio di acqua tiepida. Poi scolatela e asciugatela bene.
Spezzettate i croissant con le mani e posizionateli in una tortiera rotonda di circa 22 cm pressate leggermente con le mani in modo che siano ben uniti e pareggiati.
Scaldate il latte mescolato con la panna. Spezzettate il cioccolato bianco in una ciotola. Una volta pronto il latte, versatelo sul cioccolato e mescolate fino a completo scioglimento e lasciate intiepidire.
Montate le uova con lo zucchero fino a renderle gonfie e spumose, unite la scorza di limone grattugiata i cucchiaini di essenza di fiori d’arancio e di acqua di rose.
Aggiungete a filo il composto di cioccolato bianco alle uova, mescolate bene.
Spargete l’uvetta sui croissant spezzettati e con un mestolo versate tutto il composto a base di uova sui croissant facendo attenzione che siano tutti ben impregnati. Coprite con la pellicola e lasciate riposare per una mezz’ora circa.
Accendete il forno, funzione statica, a 180°C, togliete la pellicola e mettete in forno la tortiera. Fate cuocere per circa 40/45 minuti fino a quando il dolce è dorato e gonfio.
Lasciate intiepidire qualche minuto poi spolverate leggermente con lo zucchero a velo e servite ancora caldo.
Victoria sandwich cake
di Tamara Giorgetti
Per 6 persone
250 g di burro morbido
250 g di zucchero semolato
4 uova grandi da allevamento a terra
250 g di farina auto lievitante
50 g di zucchero semolato
poche gocce di colorante per alimenti rosa
1 cucchiaino di estratto alle rose e qualche goccia extra
400 ml di panna fresca (double cream)
2 cucchiai di zucchero a velo
400 g di fragole a fettine
petali di rose edibili per decorare la torta
Preriscaldate il forno a 180° C. Imburrate e foderate con carta forno 2 teglie da 20 cm di diametro.
Sbattete un piccolo albume e poi passateci i petali da brinare, cospargeteli di zucchero semolato e metteteli su una griglia ad asciugare.
Lavorate burro e zucchero, aggiungete le uova, uno per volta, mescolando bene prima di aggiungere l’altro. Aggiungete la farina e incorporatela fino ad ottenere un impasto soffice.
Riempite i due stampi e cuocete 20-25 minuti nel forno medio, fate la prova dello stuzzicadenti. Rovesciate le torte su delle griglie e fatele raffreddare.
Pestate i 50 g di zucchero in un mortaio con il colorante rosa, ne basteranno poche gocce, fino ad ottenere la colorazione desiderata, poi lasciatelo asciugare disteso su una teglia foderata con foglio di carta da forno. Tenete da parte.
Quando si sarà raffreddata, preparate la farcia. In una terrina, montate la panna con lo zucchero a velo ben ferma, aggiungete un cucchiaino di estratto di rose e lavorate con una frusta.
Con un frullino montate la panna e farcite il sopra di una torta, aggiungete le fragole e poi coprite con l’altro disco. Cospargete con lo zucchero rosa e i petali brinati.
Berry, rose water, almond & meringue tart
di Manuela Valentini
Per 12 persone
500 g di marzapane
1 base da 23 cm di frolla già cotta, o frolla alle mandorle per cuocere in bianco la base
600 ml panna fresca
2 cucchiai di zucchero a velo
2 cucchiaini di acqua di rose
8-10 piccole meringhe sbriciolate
600 g di piccoli frutti misti (lamponi, mirtilli e fragole)
50 g di mandorle a lamelle scottate tostate
4-5 meringhe piccole per decorare
Scaldate il forno a 200° C. Stendete il marzapane in un cerchio di circa 21 cm di diametro, usate un piatto per tagliare la forma. Poi disponete il cerchio di marzapane al centro della base di frolla, quindi infornate e cuocete per 5 minuti. Togliete dal forno e lasciate raffreddare completamente.
In una ciotola mettete la panna fresca, lo zucchero a velo e l’acqua di rose. Montate fino a quando la panna non si mantiene in forma, quindi aggiungete la meringa sbriciolata e mescolate delicatamente.
Sulla base con il marzapane raffreddato mettete alcuni lamponi, mirtilli e fragole. Coprite con la panna montata con meringhe, poi decorate con i piccoli frutti rimasti. Le lamelle di mandorle tostate e qualche meringhetta. Servite subito.
1 comment
viva santa rita!
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