E intanto a New Delhi…
Vi racconto il Diwali della classe media indiana.
Oggi 7 novembre, quest’anno cade la ricorrenza del Diwali. Essendo quello indù un calendario lunare, la data cambia ogni anno e, a parte tutto il simbolismo che ha, marca l’inizio dell’inverno. Ossia, l’inverno comincia domani. Così dicono.
Oggi in India non si lavora. In quei mercati che pullulano di vita e di gente, di fiori e di frutta, oggi non c’è nulla. I negozi sono tutti chiusi, a parte i venditori di fiori, che venderanno tonnellate di tageti e ne hanno montagne sui marciapiedi o centinaia di ghirlande appese.
La festa però comincia settimane prima, si organizzano delle Mela un po’ dappertutto. Le Mela sono come i nostri mercatini di Natale, ma in forma indiana. Ogni quartiere ha la sua Mela, e poi ci sono le Mela per gli expat, che sono solo per vendere le stesse cianfrusaglie a prezzo più caro, ma presentate meglio. Niente di interessante, credetemi. Invece, le Mela dei quartieri popolari, di classe media, sono degni di uno sguardo.
Si fanno nei parchetti, in genere. Allestiscono un vero e proprio banchetto all’aperto e tutt’intorno ci sono bancarelle di giochi, vendite di vestiti, cianfrusaglie fatte e mano e non, e delle immancabili lampade da accendere il giorno senza luna.Le zanzare sono incluse nel prezzo del biglietto di entrata.
Ma cibo e shopping a parte, le Mela di quartiere sono uno spettacolo sociale unico nel loro genere.
È una sfilata di sete, broccati, ricami e perline. Il motto sembra essere: se non brilla non me lo metto. Per non parlare poi dei gioielli, che non so come fanno a reggersi in piedi, con quelle cose così pesanti. È, insomma, l’occasione annuale di sfoggiare gli abiti nuovi, l’oro che altrimenti resterebbe in cassaforte e, ovviamente, mostrarli ai vicini in un atteggiamento che farebbe impallidire qualsiasi maschio di pavone, che nasconderebbe di botto il suo ventaglio.
Musica tradizionale e stile Bollywood, canti e balli in vivo e petardi, soprattutto petardi, sono il sottofondo sonoro dell’evento, tutto insieme, certo, se no non è divertente.
Ma in cosa consiste questa festa, probabilmente la principale dell’induismo, paragonabile al nostro Natale? Dipende dalla zona del paese. Nell’India del nord si celebra il ritorno del Re Rama, dopo aver sconfitto Ravana. Al Sud, invece, si festeggia la vittoria di Krishna sul demonio Narakasura e nell’india dell’Ovest, la vittoria di Vishnu contro il demone King Bali.
In qualsiasi modo lo si guardi, e qualunque sia il protagonista, è la festa che celebra sempre la vittoria del bene sul male, della luce sull’oscurità.
Il nome Diwali (al Nord) o Deepawali (al Sud) viene dalle parole in sanscrito avali, che significa fila e deepa (o diwa, al Nord), che sono delle lampade in terracotta che si riempiono con candele o con ghee. In tutta l’India, induisti, cristiani, sickh e musulmani, accendono le deepa, mettendole ben in vista fuori le case, in fila, o in cerchio, per simboleggiare quella luce che protegge dalle tenebre.
Sebbene oggi sia il giorno più importante, il Diwali è in realtà un festival che dura 5 giorni e ognuno ha un’usanza tipica.
Primo giorno. Grandi pulizie della casa. A Diwali si venera Lakshmi, la Dea della fortuna. L’usanza di pulire casa da cima a fondo è di buon auspicio, per accoglierla. È tradizione in questo giorno comprare qualcosa di metallo per la casa, di acciaio o di rame. Non importa se sia un piatto o una forchetta o tutta una batteria di pentole. In questo giorno particolare nei mercati si allestiscono bancarelle piene di oggetti metallici per uso domestico. Inoltre, le gioiellerie sono piene di clienti, c’è la fila per entrare. Sempre di metallo si tratta 😉
Secondo giorno. Si decora la casa, si mettono le deepa, e sul pavimento si disegnano i Rangoli, disegni di solito geometrici più o meno complicati, fatti di sabbia e polveri colorate. La tradizione del Rangoli purtroppo sta cadendo in disuso, solo le famiglie più modeste la conservano e trovarne di veri e non dipinti è sempre più difficile.
Terzo Giorno. Voi avete le file alle poste. Noi le abbiamo in pasticceria. Questo è il giorno in cui le famiglie si riuniscono per venerare Lakshmi e per mangiare insieme. Non esiste nessun piatto tipico per Diwali, in cambio, esistono una marea di dolci dal nome impronunziabile che vengono venduti specialmente in questo giorno.
Quarto giorno. Diwali. È oggi, esattamente. La notte senza luna. La notte della luce che sconfigge le tenebre. La vittoria del bene sul male. Oggi è un giorno da passare in famiglia, con scambio di regali, come a Natale. I regali più comuni sono cesti di frutta fresca e vassoi di frutta secca, confezionati artisticamente.
La sera tutte le case brillano di candele o fiamma di ghee e petardi e fuochi d’artificio vari sono lanciati ovunque, senza eccezione di religione, casta o quartiere. In una città di 25 milioni di abitanti. Vi lascio solo immaginare. La nuvola tossica dura vari giorni, per uscire bisogna usare le mascherine.
Quest’anno sembrerebbe che li abbiano proibiti. O meglio, a New Delhi ne è proibita la vendita, non l’uso. Pare che gli abitanti facciano parecchi chilometri fino a Mathura per comprarli. 🙂
Quinto giorno. I fratelli rendono visita alle sorelle sposate. Le sorelle offrono loro un pasto degno di un re e si scambiano dolci chiamati mithai e regali.
Nelle settimane che precedono e quelle che seguono il festival, lo spirito di Diwali è sempre presente. Diwali, aldilà del simbolismo, è anche la festa del Dio danaro. Tutti aspettano un regalo, una mancia in più. I postini busseranno al campanello e se non dai loro qualcosa, puoi dimenticarti di ricevere la posta anche per due o tre mesi. Se vai al mercato, il parcheggio che normalmente ti costa 20 rupie, al suono di Happy Diwali, te ne costerà 100.
E così con il guardiano del palazzo, il raccoglitore dell’immondizia, la donna che spazza la strada, o quello che ti porta le buste dal negozio fino alla macchina. Nessuno chiede esplicitamente. È qualcosa di risaputo.
Happy Diwali è sinonimo di Gimme money.
Happy Diwali a tutti, allora 🙂 🙂
1 comment
Splendido, anzi brillante, come te!
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