E che c’entra Marie Kondo con i rolls? Ora ve lo spiego.
Chi di voi non ha sentito parlare del Magico potere del riordino alzi la mano, e poi vada dietro la lavagna.
Il super bestseller, a firma di questa deliziosa giapponesina che vuol riordinare il mondo, è un pezzo della nostra società che non potete perdervi, se non altro per capire dove stiamo andando.
Uscito in Giappone nel 2011 e presto tradotto in tutte le lingue, è balzato in vetta alle classifice grazie alla promessa (evidentemente mantenuta) della sua autrice: riordinare in una sola volta, e per sempre, le vostre stanze e la vostra vita. Ambizioso, vero?
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MTC BOOK CLUB -IL MAGICO POTERE DEL RIORDINO
Sin dall’infanzia, Marie è stata letteralmente ossessionata dall’arte del riordino. Trascorreva il tempo a leggere riviste di economia domestica e ad esercitarsi nel riordinare la propria stanza, la biblioteca di classe, la camera della sorella, ogni spazio che le capitasse a tiro. Dopo anni spesi a studiare l’argomento, dopo errori e passi falsi, crisi e illuminazioni, è arrivata a elaborare un metodo infallibile per riordinare una volta per tutte. Il che suona con il cupo rimbombo di una soluzione finale, ma non fatevi intimorire: nonostante l’apparente assurdità di alcune teorie, il libro merita una chance.
Il sistema Konmari è molto semplice, anche se vagamente nazista. La Kondo è convinta che l’operazione di riordino vada di pari passo con una sorta di analisi interiore, per cui alla fine non solo avrete una casa in ordine – PER SEMPRE – ma avrete anche fatto chiarezza su chi siete e cosa volete dalla vita.
Ma attenzione: siete proprio certi di volervi imbarcare in questa impresa? Siate consapevoli che, oltre alle vostre stanze, potrebbe rivoluzionare la vostra stessa esistenza, come è accaduto a quella signora che ha finalmente capito quali cose erano necessarie e quali superflue, e il marito è finito nel secondo gruppo. Sono possibili effetti collaterali che dovete calcolare.
Il metodo Kondo procede per categorie, parte dai vestiti e funziona sostanzialmente così: tirate fuori dagli armadi tutto quel che possedete, buttate tutto sul pavimento e poi decidete cosa tenere.
Come si fa a scegliere? Semplice, basta ascoltare quello che gli abiti hanno da dirci. E non si tratta di maglioni che parlano attraverso le tarme che li infestano, no di certo. Si tratta di emozioni. Dovete prendere in mano ogni singolo indumento, accarezzarlo e sentire cosa vi trasmette. Lasciatevi andare in una sorta di dialogo intimo con le vostre cose e decidere sarà semplicissimo, dice.
Dopo di questo, basta stabilire quale posto assegnare a ogni indumento e riporlo nel giusto modo. Ossia, essenzialmente, in verticale, perché così avrete la percezione di quando i vostri oggetti iniziano ad essere troppi ed eviterete di impilarli uno sull’altro, cosa che li fa soffrire (ebbene sì). E per restare in tema di benessere delle cose che possediamo, la nostra Marie sostiene che è buona norma ringraziare sempre gli oggetti per i servigi che ci rendono, salutandoli alla sera e dando loro il buongiorno al mattino. Sembra piuttosto semplice, praticamente basta trattarli meglio dei mariti.
I vestiti, pertanto, non vanno appesi sulle grucce, se non quelli che sembrano felici in quella posizione (ebbene sì, di nuovo), ma vanno piegati. Non come avete sempre fatto, però. Bisogna trovare il punto magico degli indumenti, quello attorno al quale si sviluppa tutta la piega e che permette loro di essere posizionati in verticale. Del resto, “trascorrere la vita senza sapere qual è il modo corretto per piegare i vestiti sarebbe una grave perdita”.
Il video chiarirà meglio che, in fondo, si tratta di una procedura simile a quella dei rolls, così ordinati, puliti e composti che non sfigurerebbero nel soggiorno della Kondo. Non trascurate il fatto che la pratica del piegare è profondamente insita nella cultura giapponese, basti pensare agli origami, e va ben oltre la semplice valenza utilitaristica. Nel compiere questa operazione, infatti, riverserete sugli abiti la vostra energia (ecco perché uno si sente sfinito dopo il cambio degli armadi!) in una sorta di taumaturgica imposizione delle mani che li renderà più felici.
La stessa cosa vale per i collant, che assolutamente non vanno appallottolati ma arrotolati, tanto che alla fine devono essere “stabili e compatti come un rotolo di sushi”.
Finito con i vestiti è il turno dei libri e poi, a ruota, carte e documenti, oggetti misti e infine ricordi, i più difficili da lasciar andare. Ma la piccola Marie vi dice che bisogna confrontarsi col passato per poi lanciarsi verso il futuro, quindi fermi con la nostalgia e avanti con i sacchi della spazzatura.
(Dal minuto 1:50 potete vedere un sistema alternativo che forse la Kondo non approverebbe)
Fin qui ho voluto scherzare un po’, accentuando quegli aspetti del sistema Kondo che più possono spiazzare noi occidentali.
Ma ho la sensazione che molte teorie del libro non si discostino da quanto, in fondo, faceva parte della nostra cultura fino a 60 anni fa.
C’è la cura degli oggetti, il tenerli di conto, la capacità di selezionare solo quello che davvero ci piace e ci rende felici, in una sorta di depurazione dall’accumulo compulsivo che è uno dei mali del nostro tempo.
C’è la gratitudine per quello che si ha: anche se non ringraziamo a voce alta il nostro piumino per averci tenuti al caldo, è bello avere la consapevolezza che ogni singola cosa che possediamo è un dono, mutande comprese, ed essere grati per questo.
C’è un ideale di vita più semplice, essenziale, senza ridondanze e sbavature. Come un roll perfetto.
1 comment
Bellissimo post. all’inizio avevo pensato di farlo leggere alla manu ma poi ci ho ripensato. non perché ho pausa di essere messo in secondo piano ma già me la immagino con tutti i vestiti per terra e lei che non li guarda neppure ma osserva l’armadio vuoto e mi dice: “devo andare a far compere, non ho niente da mettermi”.
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