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“Culo all’aria, gambe in acqua” – Riso Amaro – 1949.
di Cristiana Di Paola- Beufà lamode
Una frase che racchiude un film, la sua storia, la critica a cui è stato sottoposto, la dicotomia che lo rappresenta. Film incompreso o semplicemente mal interpretato.
1949. Un’Italia pronta al cambiamento, un’Italia distrutta che fatica a ritrovare una propria identità . Italia rurale, contadina con gli occhi puntati al mondo che la circonda. Da una parte gli Stati Uniti: la ricchezza, le luci, Hollywood, la musica, il capitalismo che avanza. Dall’altra l’Unione Sovietica con le grandi masse, il comunismo, il popolo, la coralità del suo cinema.
Infine la Germania e l’espressionismo tedesco, la fredda rappresentazione di un mondo che fatica a riemergere dai disastri della guerra.
Giuseppe De Santis, insieme a Corrado Alvaro, Carlo Lizzani, Ivo Perilli, Carlo Musso, Gianni Puccini e con la consulenza di Cesare Pavese e Mario Monicelli (mica bruscolini!), ha ben chiaro il potere mediatico nascosto nello schermo e lo usa alla ricerca di un cinema popolare autentico.
Mezzo con cui riesce a divulgare i nodi politici della società italiana.
La trama è semplice, e per chi non l’avesse visto basta andare qui.
Un intreccio amoroso abbastanza scontato in cui i ruoli sono ben definiti: la povera vittima (Francesca) del furfante fascinoso (Walter), il “buono” (Marco) e lei, la protagonista, la conturbante Silvana.
Silvana nella finzione e nella realtà . Scoperta per caso, in un giorno di pioggia per le strade di Roma, Silvana Mangano colpisce il regista, che la sceglie senza ripensamenti al posto della Bosé.
Le critiche più feroci furono rivolte all’erotismo rappresentato dalla fisicità dirompente dell’attrice.
In un corpo solo ritroviamo l’esuberanza contadina e l’esplosività delle pin up americane, con il chewing gum in bocca e il ritmo del boogie boogie scandito dai fianchi.
In lei l’universo femminile e le sue sfaccettature riescono a trovare un proprio spazio: amica, madre, femme fatale, ma anche ladra, voltagabbana, illusa, fragile. Sa sedurre ed essere sedotta. Sa essere forte (nel proteggere e aiutare Francesca) e debole (nello scegliere il suicidio come via di espiazione).
De Santis ha voluto che l’attenzione venisse rivolta al femminile, scegliendo una figura catalizzatrice e di grande impatto, che forse ha avuto il solo difetto di distogliere l’attenzione da quello che è stato veramente il film. Uno sguardo al cambiamento che la società dell’epoca si trovava ad affrontare, con la ripresa economica e il passaggio dallo stile di vita rurale a quello capitalistico. Cambiamenti che fanno sì che la donna non venga più relegata al ruolo di “regina del focolare”, ma venga investita di una propria identità sociale.
Neorealismo non documentaristico (una delle accuse che gli vennero fatte fu quella di non avere rappresentato in maniera veritiera la vita delle mondine), ma neorealismo popolare che scontentò sia la critica di sinistra che di destra, ma non il popolo ottenendo un successo clamoroso di pubblico ed una candidatura all’Oscar come miglior sceneggiatura.
Bibliografia.
– “Storia del cinema” di Gianni Rondolino, Utet. 1977
– “Gli occhi del sogno – Scritti di cinmea” di Giovanni Buttafava, Biblioteca Bianco & Nero, 2000.
– Intervista inedita a Giuseppe De Santis di Guido Michelone (qui)
– “Riso Amaro di Giuseppe De Santis” di Silvia Pagni (qui)
– “Riso Amaro” di Nicole Jallin (qui)
– “Erotismo e impegno al cinema, da Riso Amaro ad oggi” di Enrico Bernard (qui)
15 comments
Peccato aver raccontato la sua scelta finale, vedró il film sapendo gia cosa accade. Per il resto, bella recensione!
Grande Cri! ho letto subito questo articolo ma non sono riuscita a commentare prima.. ribadisco che hai fatto uno splendido lavoro e messo in risalto degli aspetti della realtà dell'epoca, portando riflessioni e confronti veramente interessanti! bravissima!
Bravissima! Un film che ho visto più volte e che non mi stanco mai di rivedere e che tu hai raccontato egregiamente.
Un post stremamente vero e delicato allo stesso tempo. Hai reso proprio l'idea di come era l'italia in quel periodo, e te lo dico io che non ero amcora nata e che non sono da queste parti!…
Bravissima!!!!
Sicuramente in Spagna ci saranno film analoghi sulla vita rurale…ora faccio una ricerca!
Un bellissimo post, che racconta un "come eravamo" molto più vicino di quanto non ci piaccia pensare. Sì, perché la ricostruzione dopo la Grande Guerra è appena alle nostre spalle e l'Italia in fondo è rimasta provinciale, basta grattare un po' la superficie per rendersene conto.
Bravissima Cristiana, ottimo esordio in Redazione!!! 😀
Un abbraccio.
…sarà che sotto sotto siamo e resteremo sempre bambini affascinati da tutto quello che luccica e che non abbiamo! Grazie Mapi
Grande grande magistrale film che tu hai raccontato con estrema sensibilità ed intelligenza. Brava Cristina.
Detto da te fa ancora più piacere! Grazie
interessantissimo. Brava!
Grazie!
Un bel post che coglie l'essenza del film e mette voglia di rivederlo!
Peccato che sono film che non trasmettono quasi mai…grazie!
Wow…..bellissimo post, confermo! Grande Cri….. Grandioso battesimo 😉
E' andata: meglio togliersi subito il pensiero!! 🙂 Grazie
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