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MTC n. 34: la ricetta che ha vinto è…

by Alessandra

winner
Vi
svelo un retroscena: l’idea di una sfida centrata su un ingrediente,
anzichè su una ricetta, faceva parte della fase embrionale del progetto.
Giusto per restare in tema di fantasie da asse da stiro, delle mille
variazioni sul tema che l’MTC poteva offrire, quella di sviscerare a
fondo le potenzialità di un prodotto era una delle più fattibili e più
probabili.
In teoria, almeno.
Ma
la pratica, è tutt’altra cosa. Non a caso, abbiamo aspettato 33
edizioni, prima di mollare gi ormeggi e lasciar andare da sola la nostra
nave, indicando la direzione, ma non la rotta e meno che mai segnando i
porti da toccare e quelli da evitare. E un po’ di apprensione,
lasciatemelo dire ora che tutto è finito, l’avevamo.
“Riusciranno
a tenere a bada la fantasia? Sapranno convogliare l’ispirazione lungo i
binari giusti, senza deragliamenti dovuti a un eccesso di entusiasmo o
di passione?”- erano gli interrogativi che ci siamo poste all’inizio,
con quella deliziosa ex signorina
che di questa gara è stata l’ispiratrice, il nume tutelare, l’occhio
vigile ed affettuoso a cui nulla è sfuggito e che ha accompagnato ogni
momento della sfida con una competenza e una conoscenza così solide da
farti sospettare di essere di fronte ad un Dorian Gray in gonnella, che
certe cose si sanno a ottant’anni, non a venti o poco più.
Le
risposte sono tutte qui- e sono 202 repliche, forti e chiare, che non
solo confermano la maturità di questo gruppo, ma anche la eccezionalità
della sua bravura. Perchè, non dimetichiamolo, la galleria di meraviglie
che si dipana sotto i nostri occhi è stata sempre tenuta a freno da un
limite pesantissimo come quello della cucina povera, che ha imbrigliato
la creatività, facendola convergere su uno dei filoni in assoluto più
difficili da seguire. Non solo ce l’hanno fatta: ma, forse per la prima
volta da che esiste la nostra sfida, tutte queste ricette hanno aperto
una prospettiva nuova, che ci auguriamo possa offrire uno spunto di
riflessione e di approfondimento a chi queste cose le fa per professione
e non per diletto: il riferimento è alla veste che queste ricette
povere han preso, trasformandosi in torte a strati, in bocconcini
eleganti, in piramidi eteree, in potage profumati, in presentazioni che,
per raffinatezza e garbo, non avrebbero sfigurato sulle tavole dei
ricchi, pur mantendosi fedeli alle consegne nella sostanza. E’ la prima
volta che azzardo una interpretazione del genere, ma lo faccio forte di
un numero considerevole di proposte, tutte accomunate da queste
caratteristiche: se e come si potrà sviluppare questa tendenza, è una
questione che sfugge alle nostre previsioni. Quello che importa,
comunque, è che l’abbiamo individuata, in modo corale, credible e
convincente, siglando una delle sfide in assoluto più memorabli della
nostra storia: il nostro grazie va a Serena, giudice sensibile, attento,
capace di emozionarsi e di emozionare e, naturalmente, a tutti voi.
e ora, da Serena, per le motivazioni del verdetto e dalle Calugi Sisters per brindare a Vin Santo!

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