credits: Irene- Great. Mangiare Greco
Torna Irene, all’MTCBlog- e torna con le sue storie della porta accanto, di quella Grecia che è mater certa della nostra cultura, del nostro pensiero e, sotto molti aspetti, anche della nostra cucina, in special modo di quella del Salento che reca impresse, in alcune sue preparazioni, tracce evidenti con quella unità mediterranea che contraddistingueva il Sud dell’Europa, una manciata di secoli prima della nascita di Cristo. Potevamo non resistere e non chiedere alla nostra amica di provare a raccontarci come un Greco di oggi guarda alla Magna Grecia di allora- e di mettersi alla ricerca di un piatto che potesse in qualche modo richiamarsi alla taieddhra della sfida? Da degna rappresentante della cortesia del suo popolo, Irene ha accettato anche questa volta e quello che segue è il suo regalo per l’MTC di maggio: un excursus delle origini della civiltà greca, laddove il mito si confonde con la storia ed una ricetta altrettanto antica, di provenienza cretese, reinterpretata in chiave italica, con la sostituzione della pasta, al posto dell’originario risone. A conferma di come gli scambi continuino- e portino sempre buoni frutti
DA CRETA AL SALENTO
di Irene- Great. Mangiare Greco
Confesso che scrivere qualcosa sulla Magna Grecia, richiede uno sforzo notevole. In primis e su tutte perché non conosco il sud Italia; spesse volte mi sono rammaricata di non averlo mai visitato pur se spesse volte ho sentito un gran desiderio di andarci.
Non ci sono ancora andata per svariati motivi. Perché lo considero un po’ casa, e sbagliando credo di conoscerlo, ma quello che conosciamo meno è quello che ci sta più vicino, sempre valida l’affermazione, perché il clima e il mare nel mio immaginario lo fanno tanto somigliare alla Grecia, pur con delle caratteristiche e peculiarità diverse, perchè chi è nato al sud vuole conoscere il nord come viceversa chi è nato al nord è attratto dal sud.
Non posso quindi dire molto su questo pezzo d’Italia, così vicino, così lontano.
Sicchè ho preferito approcciarlo fin dalla notte dei tempi, laddove i confini tra mythos e storia sono labili e fumosi, si confondono e ci confondono.
“Ελλάδι πενίη αείποτε σύντροφος εστί” “la povertà è da sempre compagno della Grecia”, diceva Erodoto. E a causa e grazie a questa povertà, alle guerre intestine e ai cambiamenti politici, i greci, figli veraci e autentici di quel Odisseo che solcò i mari per dieci anni anelando il ritorno in patria, solcarono i mari, non per tornare in patria, ma per fuggire dalla patria che li spingeva e li respingeva. Non è cambiato da allora, potrei dire con un poco di amarezza….. Ma tant’è… I popoli, al pari delle persone, hanno il loro karma e forse non è possibile sfuggire.
Non tutti concordano sulla nascita della Magna Grecia. Alcuni sostengono che le sue origini siano nelle colonie greche a partire dall’ottavo secolo a.C., per altri i salentini di origine greca risalgono all’epoca bizantina dove le guerre dell’impero bizantino contro gli ostrogoti nel VI secolo d.C. coincide con la presenza dei primi greci profughi nel salentino.
Se gli studiosi non riescono a essere concordi sulla presenza dei greci nel salento, tanto meno posso affermare io una cosa o l’altra. Ma la leggenda che vuole che i primi greci vi stabilirono subito dopo la guerra di Troia, esercita su di me un fascino irresistibile e voglio pensare e credere sia così.
Subito dopo la guerra di Troia, Idomeneo, nipote di quel re cretese Minosse che tanto fece patire e perire molti giovani con il suo labirinto costruito da Dedalo dove si nascondeva il Minotauro, prese il largo per tornare in patria. Secondo Omero, Idomeneo tornò sano e salvo a Creta. Durante la navigazione però, una grande tempesta si abbatté sulla nave. Idomeneo giurò a Poseidon che avrebbe sacrificato il primo essere vivente che avrebbe incontrato, se fosse riuscito a tornare salvo in patria. Tornò salvo, e il primo essere vivente che incontrò fu suo figlio. Si rifiutò di sacrificarlo, scatenando l’ira degli dei, che hanno colpito con una grande carestia l’isola. Gli abitanti decisero di mandarlo in esilio, ed il lizio Idomeneo occupò le piane sallentine di soldataglia. (Virgilio III, 400)
Secondo Omero, fu spedito in Italia, nella città di Salentia, dove fondò un nuovo regno, dando così origine a quei fratelli di sangue e di lingua, così vicini, così lontani.
La ricetta è un “ghiuvetsi con le seppie”.
credits: Irene- Great. Mangiare Greco
Se la tiella è un piatto di riso e cozze cotto al forno, il ghiouvetsi è un piatto di risoni con carne o pesce, cotti al forno.
Questa qui che propongo, è una ricetta della tradizione con una piccola nota innovativa. Ho risottato la pasta giusto per dare un tocco di modernità a un piatto veramente molto tradizionale.
Ingredienti:
- ½ kg di seppie pulite e tagliate a pezzi
- 160 gr. di pasta risoni
- una decina di pomodorini (ciliegino, pcadilly, pachino, fate voi)
- 1 tazzina da caffè di passata di pomodoro
- ½ bicchiere di vino bianco
- 1 cipolla bianca tritata
- 1 spicchio di aglio tritato
- prezzemolo tritato
- 1 peperoncino piccante tritato
- sale
- olio evo
- un po’ di feta sbriciolata con le mani
Procedimento:
Lessare per cinque minuti in acqua salata le seppie tagliate a pezzi. Scolare e mettere da parte. Filtrare l’acqua e tenerla calda.
Sbollentare i pomodorini, sbucciarli e tagliarli a metà.
Far appassire in un poco di olio evo la cipolla con l’aglio e il peperoncino, versare i risoni e far insaporire. Versare il vino, mescolare, e quando sarà evaporato versare il pomodoro diluito in un po’ dell’acqua delle seppie. Portare a metà cottura risottando (versare poca acqua alla volta e quando si assorbe versarne ancora un po’ etc.., inutile che lo dica!) e ritirare dal fuoco.
Versare in una pirofila i risoni, le seppie e i pomodorini e mescolare bene. Versare ancora un poco di olio e circa 1 tazza dell’acqua delle seppie. Infornare a 200 gradi e quando stacca il bollore abbassare a 180 gradi. Cuocere per circa 8 minuti, versare sopra il prezzemolo e la feta e finire la cottura avendo cura di aggiungere un po’ di liquido nel caso asciugasse troppo.
Nota: non ho aggiunto altro sale perché sia l’acqua delle seppie che la feta ne contengono abbastanza!
Volendo, si può sostituire la passata di pomodoro con il nero di seppia. Io non l’ho fatto, perché allora sì che avrei stravolto la ricetta.
Irene- Great. Mangiare Greco