E’ una bella giornata oggi a Milano, il sole entra dalle finestre ed illumina la cucina. Non pare nemmeno fine Novembre.
Maria canticchia mentre prepara la tavola. Il pranzo per il suo Peppino è già pronto in un piatto ed è tenuto in caldo sulla stufa economica.
Ma all’odor di fritto non si resiste. Riempie la casa ed alla fine nausea un po’.
Maria apre la finestra, per far *girar l’aria* e …. il profumo di fritto viene anche da fuori!
Dalla finestra che si affaccia alla *linghera* si sporge Maria e … toh la Sciura Concetta che abita la porta accanto.
*Donna Maria i miei rispetti!*
*Riverisco Sciura Concetta! Che profumino viene dalla sua finestra!*
*Le arancine Palemmitane feci… ne volesse favorire? Ma dalla sua finestra viene lo stesso sciauro… che pure lei le fece?*
* No ho fatto i crochè de ris che piacciono tanto al mio Peppino, ne vuol due da ‘saggiare?*
Ecco che avviene lo scambio e la cucina lombarda di Maria e quella siciliana di Concetta tra piatti del servizio, quello buono.
Ma ecco Peppino che sale le scale, fischietta allegro perchè il profumo di fritto di solito o è cotoletta, oppure i crochè de ris… Alza gli occhi e si ferma: la sua Maria che scambia un piatto con la vicina?! E ridono le due sposine… ridono anche se faticano a capirsi. In quell’Italiano un po’ stentato perchè tradotto dai due dialetti.
Sorride Peppino e finisce la sigaretta mentre guarda le due donne che si salutano.
L’indomani Donna Concetta bussa all’uscio di Maria. Ha in mano il piatto di Maria, quello del servizio buono, con le rose, e un sorriso radioso in viso.
*Donna Maria, al mio Salvo i suoi crocchè sono piaciuti assai. Me la scrivesse la ricetta su un pizzino!*
Maria fa fatica a capire ma intuisce che i Crochè sono piaciuti e quindi, prende un libricino dal tirett (cassetto) del *bufè* e lo porge a Concetta aprendolo ad un segno.
Concetta la guarda perplessa ed esclama:
*Scusasse, Donna Maria, ma che ci trase il Francise con i Crocchè?!*
*Macchè Frances… l’è Milanes di un tal Giuseppe Fontana, adesso ce lo traduco. Si sieda qui, sulla cadrèga (sedia), che ce lo detto io in Itagliano!*
Maria toglie un foglio a righe da un quaderno nuovo e lo porge con una matita a Concetta che comincia a scrivere sotto dettatura.
*Con acqua e latte o brodo, ma buono neh, alla buona,
si fa cuocer tanto come mezzo chilo di ris,
in risotto per un bel quarto d’ora
tirato e bello asciutto asciutto. Poi lo si lavora
e lo si condisce con il burro, un paio di cucchiai,
ed un mezz’etto di grana ben grattato,
una tritata di funghi, se ci sono,
o anche di prosciutto o avanzi di carne bianca,
va bene tutto neh, ma di cappone è meglio.
ma tutto insieme a tocchettini.
Poi via dal fuoco, dentro un rosso d’uovo e con la marisa
(isomma, con la spatola)
vuotarlo in un piatto unto o nella tortiera
alto un dito, bello liscio e spianato.
prosegue qui
6 comments
che bello questo post ci hai fatto entrare nella parte grazie
complimenti veramente ottimo post…..
ma che bello. figurati che io qualche tempo fa volevo fare un corso di dialetto milanese. poi ho lasciato perdere per mancanza di tempo.
vado a leggere il seguito
irene
Nora, tu hai il dono del saper raccontare. E io resto incantata ogni volta 🙂
Nora, ti lascio un commento anche qui perché il tuo post mi è piaciuto moltissimo, come e quanto la ricetta. Leggendo i dialoghi mi è partito un film in testa che non ti immagini!
E, come sempre, grazie ad Ale per l’ interessante e mirata “prefa” 🙂 , sorella di “rece” .. 🙂
Bacioni!
Ussignur… sono in onda!!! 🙂
Buona giornata e … grazie! Per l'introduzione dotta ad una sproloquiata milanese…
Nora
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