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THE SLOW COOK BOOK di HEATHER WHINNEY

by Manuela Valentini
HEATHER WHINNEY

Difficile da credere, ma la Slow Cooker è stato l’elettrodomestico che ho usato di piú a Singapore.

Le ragioni sono molteplici: intanto, la scoperta di tutte quelle nuove Cucine si era ben presto bipolarizzata fra stir-fry e curry e se il wok s’era dovuto comprare sul posto, la pentola cinese si era ben presto rivelata piú utile come ripostiglio per i pacchi di caffè.

Il problema, neanche a dirlo, era il caldo e la conseguente mancanza di voglia di cucinare.
Però, quegli umidi erano una poesia e frequentare corsi di cucina ogni settimana e non poter rifare a casa quello che imparavo, un po’ mi pesava.

E allora, il colpo di genio del marito: “e usare la slow cooker?”
Ce l’avevamo dai primissimi tempi in cui aveva iniziato a furoreggiare su Amazon e non era stata mai utilizzata.
Nel trasloco, si era ammaccata su un fianco, c’era bisogno di un supporto per farla stare dritta ma, vivaddio, funzionava.

E così, poco alla volta, non solo ho iniziato ad usarla, ma ho anche istituito una specie di routine, per cui la sera caricavo e al mattino mi svegliavo con la cena pronta e la cucina profumata.

Da quando abito qui, sono tornata alle mie pentole.
Dal suo secondo viaggio intercontinentale, la Slow Cooker ha rimediato altre ammaccature e ogni volta che la guardo, penso che sarebbe l’ora di comprarne una nuova.
Poi mi faccio prendere dal sentimento e finisco per lasciarla li, a prender polvere.

E così, mi alleggerisco la coscienza proponendo libri su cotture lente, fra i quali le Signore di Cook My Books hanno scelto il titolo di questa settimana, il cui valore aggiunto è quello di contemplare anche utensili tradizionali (la pentola, a dirla in breve), per consentire a tutti di cucinare tutte le meraviglie che vedrete, da domani fino a sabato prossimo.

E chissà che il meteo, che si ostina a non voler seguire il calendario, non si adatti a quello di Cook My Books!


CODA DI BUE BRASATA ALL’ANICE STELLATO

di Elena Arrigoni

The Slow Cook Book é una raccolta di 200 ricette fra stufati, chili, curry, “casseruole”, tagine e pure un preoccupante “risotti” su cui preferiamo non indagare, pensati tanto per la Slow Cooker quanto per le cotture tradizionali, precedute da un bel capitolo sulle tecniche base perché, a differenza di quello che sostiene mio marito, “imbelinare tutto là dentro” non funziona.

Per una buona riuscita di ciascun piatto, bisogna comunque rispettare le regole base, come dimostra questa ricetta che prevede sia la rosolatura della coda in pentola, sia l’avvio della base, con le cipolle fatte ammorbidire nel grasso e profumate poi con un corposo vino rosso e le spezie.

Naturalmente, non potevamo che aprire con la Coda, di tutti l’ingrediente che per antonomasia meglio si associa alle lunghe cotture: per quante ricette si siano provate, negli anni, questa é riuscita comunque a stupirci, grazie alla presenza delle spezie e, soprattutto, della frutta: prugne secche, che si ammorbidiscono fino a disfarsi in cottura, lasciando un retrogusto dolce bilanciato dal peperoncino e dall’anice stellato e mandarini (o aranci) pelati a vivo e aggiunti sul finire della cottura, per un condimento insolito, intrigante e del tutto soddisfacente.

📚 BRAISED OXTAIL WITH STAR ANISE, da THE SLOW COOK BOOK di Heather Whinney, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @cominciamodaqua

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BOEUF BOURGUIGNON

di Katia Zanghì

Ovvero, il classico dei classici della lenta cottura, su cui si sono spesi fiumi di inchiostro (gli ultimi rivoli ai tempi di Julie & Julie), anche fuori dalla madrepatria: qui in Inghilterra, il Bue alla Borgognona é stato una specie di istituzione almeno fino agli anni Ottanta e anche ora che nessuno cucina piú, i libri di cucina si ostinano a riportarne la ricetta, nella pia illusione che qualcuno prima o poi ci provi.

A dispetto della sua fama leggendaria, non ci sono particolari difficoltà nella sua realizzazione: basta comprare il pezzo di carne piú adatto (reale, cappello del prete, guancia o spalla), tagliarlo in pezzi piuttosto grossi e munirsi di una bottiglia di buon vino rosso (la tradizione vorrebbe il Borgogna, ma pure i Francesi chiudono un occhio).

Il resto, sta tutto nella lunga cottura che permette ai vari sapori di fondersi insieme in quello che, ancora oggi, rappresenta uno pilastro indiscusso della cucina internazionale.
E stavolta, con piena ragione.

📚 BOEUF BOURGUIGNON da THE SLOW COOK BOOK di Heather Whinney, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @katiazeta

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ASIAN BEEF

di Giuliana Fabris

Per tutto il tempo in cui ho abitato a Singapore, ho provato un evidente fastidio per tutte le ricette che iniziavano con “asiatico” o, peggio ancora, “orientale”.

Vivere da quelle parti, infatti, mi aveva fatto scoprire un mondo parcellizzato in un caleidoscopio di tradizioni, molte delle quali difese con lo stesso accanimento di noi Italiani: da quella prospettiva, parlare in termini generici di continenti o di parti del mondo era una mancanza, di conoscenza e di rispetto.

Oggi, per contro, sono molto piú indulgente: questi titoli definiscono infatti un sapore ben connotato che magari non trova riscontro in una precisa regione del mondo e neppure in una ricetta tradizionale, ma che, comunque, rimanda a quelle zone e solo a quelle, come accade per lo stufato di oggi, in cui le spezie che meglio connotano la cucina cinese danno vita ad un piatto gustosissimo e insolito.
Ultimo tocco, il pak choi aggiunto solo verso la fine, per mantenere quella croccantezza tipica delle verdure cotte a queste latitudini.

📚 ‌ASIAN BEEF da THE SLOW COOK BOOK di Heather Whinney, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @giuliffa

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CALAMARI, COZZE E GAMBERI IN UMIDO

di Manuela Valentini

I calamari sono fra i pochi prodotti del mare che reggono le lunghe cotture, anzi: per quanto mi riguarda, mi piacciono solo così. “colpa” di mio papà che, agli inizi dell’inverno, ne pescava una qualità particolare, che transitava nel nostro mare solo in quel periodo e sulle nostre tavole per Natale. Totani gentili, li chiamavano e gentili lo erano per davvero, visto che si scioglievano in bocca come burro.

Ancora l’altra sera, son stata a masticarne uno per mezz’ora, in una insalata che doveva essere un piatto leggero e si é trasformata in una lotta fra quel pezzetto di mollusco e il lavoro del mio dentista per cui, no, grazie, scelgo la lenta cottura – e magari anche questo stufato, che profuma di soffritti stufati con pazienza e retrogusti aromatici del vino.

Solo i calamari, ci raccomanda l’autrice, si cuociono sin quasi dall’inizio, mentre cozze e gamberi vanno aggiunti fin quasi all’ ultimo, per aggiungere al bouquet di profumi, anche quello del mare.

📚 ‌SQUID STEW da THE SLOW COOK BOOK di Heather Whinney, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di  @profumicolori

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SPONGE CAKES AL LIMONE

di Ilaria Talimani

Partiamo dai nomi.
La Sponge Cake (traduzione: “torta spugnosa”, in riferimento al fatto che assorbe bene i liquidi) é una specie di Pan di Spagna il cui fulcro sono le uova montate con lo zucchero, a cui si aggiunge la farina.

Tecnicamente, appartiene alle torte che crescono senza l’uso del lievito ed é antichissima: la sua prima menzione é in un ricettario degli inizi del XVII secolo, anche se ci vorranno altri 200 anni per capire che se si montano a lungo le uova, si ottiene una torta alta e soffice, ma non disperiamo: la pasticceria é fatta anche di pazienza e le gradi scoperte richiedono tempo.

Raggiunse la sua massima fama al tempo della Regina Vittoria assieme al trionfo dell’Afternoon tea, proprio per la sua morbidezza che la rendeva un cibo raffinato ed elegante, tanto da diventare icona di un’epoca (anche con la variante del Victoria Sandwich, con le fragole fresche).

Pochi sanno, però, che oltre che in teglia, la Sponge può anche essere cotta al vapore, con un metodo che ne accentua la sofficità e il profumo.
Il limone, in questo caso, é l’aroma consigliato e anche se, per me, é sempre la CAVOLO ROSSO AL SIDROscelta vincente, nulla vi vieta di sbizzarrirvi anche con altri agrumi, vaniglia e qualche spezia.

📚 LEMON SPONGE CAKES‌ da THE SLOW COOK BOOK di Heather Whinney, dagli scaffali di #Cook_My_Books alla tavola di @sofficiblog

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CAVOLO ROSSO AL SIDRO

di Tina Tarabelli

Il cavolo rosso al sidro è un ottimo contorno, ma si accompagna bene a del couscous.

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GALLETTI CON PRUGNE E CAVOLO VERZA

di Elena Arrigoni

Questo piatto può essere preparato il giorno prima e conservato in frigorifero, coperto. Per servire, riscaldate gli i galletti con prugne e cavolo verza, aggiungete le restanti prugne e addensate la salsa poco prima di servire.

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